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Garlasco, la svolta dopo 18 anni: il DNA di Sempio sotto le unghie di Chiara Poggi e l'impronta del palmo sulla scena del crimine

E’ sul muro delle scale che portano in taverna, vicino al luogo dove è stata trovata senza vita Chiara Poggi l’impronta compatibile con quella di Andrea Sempio e individuata dalla nuova indagine sul delitto della giovane.

Parte da una impronta di un palmo di una mano, la «papillare 33», trovata vicino al corpo senza vita di Chiara Poggi, sulla parete destra che sovrasta le scale che portano alla taverna della villetta di Garlasco, l’indagine della Procura di Pavia in cui è indagato Andrea Sempio, amico del fratello della 26enne uccisa il 13 agosto 2007. Si tratta di una impronta vicina a quella di un pollice dello stesso fratello della vittima, a cui le analisi di 18 anni fa non hanno consentito di attribuire un nome e cognome, e che ora, con le nuove tecniche scientifiche, è risultata compatibile con quella presa di recente al 37enne.

È il nuovo elemento valorizzato dal procuratore aggiunto Stefano Civardi e dalle pm Valentina De Stefano e Giuliana Rizza, titolari del fascicolo, che hanno affidato gli accertamenti ai carabinieri del Nucleo investigativo di Milano. La traccia è una delle 56 già repertate ai tempi del delitto e allora ritenuta dal Ris priva di sangue e illeggibile, ma che inquirenti e investigatori nei mesi scorsi hanno deciso di riesaminare. Andando anche a rivedere un’informativa del 2020 nella quale si affermava che «è logico-fattuale» che quell'impronta «appartenga all’assassino».

Ed è in base a questa deduzione, corredata da altri elementi, che oggi pomeriggio sono stati convocati dai pubblici ministeri in contemporanea ma in audizioni separate Sempio, Alberto Stasi e Marco Poggi. Mentre il primo non si è presentato per via di una questione procedurale, gli altri due, uno testimone assistito e l’altro persona informata sui fatti, hanno risposto alle domande dalle quali è spuntato quello che si ritiene più di un indizio e che collocherebbe Sempio sulla scena del crimine.

Va detto però, nell’ottica di un ragionamento difensivo, che era uno degli adolescenti, poco più che maggiorenni, che frequentava la casa di via Pascoli: pure lui saliva in stanza di Chiara e si attaccava al computer, e non si esclude possa anche essere sceso in taverna o andato nel bagno vicino. Tant'è che la manata che una consulenza disposta dalla Procura riconduce diritto a lui, è stata repertata non molto lontano, non solo da tracce lasciate da investigatori durante i rilievi, ma anche dall’impronta digitale di un pollice del fratello di Chiara, il quale il giorno del delitto era in montagna con i genitori.

Accanto a questa, altri sono gli elementi raccolti e che fanno sospettare di Sempio, sebbene lui abbia sempre proclamato la sua innocenza. Si inizia dal DNA estrapolato dalle unghie di Chiara, un tempo 'anonimo' e che le analisi effettuate gli scorsi due anni, sia da parte della difesa di Stasi sia da parte dei pm, attribuiscono a lui. Su quel profilo ci saranno nuovi esami nell’ambito di un incidente probatorio disposto dal gip pavese Daniela Garlaschelli, che rigaurderà anche l’impronta del suo palmo. Poi ci sono le tre chiamate sospette al telefono fisso di casa Poggi giustificate dall’amico di Marco Poggi come tentativi di contattare il fratello di Chiara perché non ricordava se fosse o meno già partito per le vacanze in Trentino. E le presunte incongruenze sullo scontrino del parcheggio a Vigevano del 13 agosto 2007 e consegnato agli inquirenti un anno dopo, quasi volesse precostituirsi un alibi.

Tutti indizi messi in fila che quindi hanno portato ad accusare Andrea Sempio su cui, nel tentativo di capire il movente, dovrebbe essere tracciato un profilo dagli esperti del Racis.

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