
Prima notte di coprifuoco a Los Angeles per isolare vandali e violenti nelle proteste per i raid sommari dell’amministrazione Trump contro i migranti illegali. Martedì i manifestanti sono tornati in piazza ma dalle 20 locali sono rimasti solo i più facinorosi. La polizia è intervenuta in modo deciso con "arresti di massa": decine di persone che hanno fatto salire a oltre 500 il totale dei fermati negli ultimi giorni. Con ogni probabilità la sindaca dem della città estenderà il coprifuoco, che comunque è limitato solo a un miglio quadrato (2,5 chilometri quadrati) dell’area cittadina, quello dove ci sono gli edifici federali presi di mira dagli attivisti. L'obiettivo della prima cittadina Karen Bass non è quello di impedire le proteste, in gran parte pacifiche, ma di «fermare gli atti vandalici e i saccheggi».
Le contestazioni dei raid si sono intanto estese ad altre metropoli americane, da New York a Boston, da Chicago a San Francisco, da Atlanta a varie città del Texas, dove il governatore repubblicano Greg Abbott ha annunciato lo schieramento della Guardia Nazionale per mantenere l'ordine. «Le proteste pacifiche sono legali. Danneggiare una persona o una proprietà è illegale e porterà all’arresto», ha scritto su X. La tensione potrebbe salire sabato, quando in coincidenza con la parata militare nella capitale voluta da Donald Trump per i 250 anni dell’esercito - nel giorno del suo 79/mo compleanno - sono previste almeno 1.500 proteste in 1.400 città americane, sotto lo slogan «No kings».
Sarà il più grande raduno anti-Trump in un solo giorno dall’inizio della sua seconda presidenza. Gli organizzatori, almeno per ora, hanno deciso di evitare manifestazioni a Washington per «non dare all’amministrazione Trump l’opportunità di fomentare il conflitto e poi focalizzare l'attenzione su di esso». Sono però in programma cortei alle porte della capitale, tra Virginia e Maryland. Il commander in chief ha minacciato di usare la forza contro eventuali proteste, dopo aver difeso la sua decisione di mandare 4.000 uomini della Guardia Nazionale e 700 marines in appoggio alla polizia di Los Angeles, contro «l'anarchia», «i nemici stranieri», «gli animali che invadono il nostro Paese».
«Pagati da qualcuno ed equipaggiati in modo professionale», accusa la presidenza Usa. Nessuna marcia indietro neppure sui 9.000 migranti da spedire a Guantanamo, anche se la portavoce della Casa Bianca Karoline Leavitt ha liquidato come «fake news» le notizie di stampa sull'inclusione di cittadini europei. L’ordine é quello di arrestare almeno 3.000 irregolari al giorno.
In questo clima teso, sfidando il rischio di fischi del pubblico e di forfait di alcuni performer, Trump - insieme a Melania, Vance e la second lady - ha deciso di avere il suo primo bagno di folla al Kennedy Center dopo aver messo le mani anche su questa prestigiosa istituzione culturale. L’ironia della sorte vuole che lo spettacolo sia uno dei suoi musical preferiti: «I miserabili», un’opera che celebra una rivolta popolare contro un despota, accusa rivolta ripetutamente al tycoon da più parti, soprattutto dopo l’ultimo giro di vite a Los Angeles. L’ha ripetuta anche il governatore della California Gavin Newsom, definendo il presidente un aspirante dittatore e facendo causa contro l’invio dell’esercito (il tribunale deciderà giovedì).
«La democrazia americana è sotto attacco, i regimi autoritari iniziano prendendo di mira chi è meno in grado di difendersi. Ma non si fermano qui», ha messo in guardia, ammonendo che Trump «non si fermerà a Los Angeles». Per Trump è un’occasione di showdown con il leader dem su uno dei temi chiave della propria agenda, l’immigrazione, anche se così rischia di rafforzarne il ruolo del suo oppositore e le ambizioni presidenziali di Newsom. Per The Donald, secondo alcuni osservatori, è anche una strategia di distrazione di massa: dai fallimenti in politica estera, con le guerre in Ucraina e a Gaza ancora aperte, alla micidiale picconata sul welfare contenuta nella legge di bilancio per regalare un altro massiccio taglio fiscale ai ricchi. In barba ai miserabili.
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