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Marco Mengoni e la fragilità degli "esseri umani". Dalle macerie alla rinascita, un emozionante rito per 35mila persone

Fragile, complesso, sensibile, delicato, bello. Marco Mengoni come il suo spettacolo e come un tour che a Messina vive il suo epilogo con le sue ultime tappe (75mila persone in due notti d'estate)  al culmine di un cammino con dodici fermate. Un concerto che è molto più di semplice musica, è un rito collettivo, dove ballo, parola, corpo e suono si fondono in un’unica narrazione. E la sensazione è che sia un percorso che serve a curare delle ferite profonde, nel suo anno più difficile. Quello del silenzio dopo la morte della madre. Le ferite di un artista che riesce a farsi amare per introspezione, leggerezza, gioia ma soprattutto per quella fragilità che è solo "degli essere umani". E che negli stadi c'è arrivato dopo 13 anni, per rispetto della sua gente e di un percorso che adesso trova l'epilogo che è anche sostanza, con la declinazione della tragedia greca che Mengoni mette in scena.

Portando sul palco un racconto visivo ed emotivo che riflette i cicli di crollo e rinascita che attraversano l’esistenza individuale e collettiva: dopo ogni caduta si cammina sulle rovine, si scava per eliminare il superfluo, si recupera l’essenziale, e si costruisce di nuovo. Lo show è suddiviso in diversi capitoli: prologo, parodo, episodi, stasimi, esodo e catarsi. Come la tragedia greca appunto.

Dello spettacolo Mengoni ha curato in prima persona ogni minimo dettaglio: dal palco alle luci, dai visual agli abiti, dagli arrangiamenti ai movimenti dei dieci performer che ha voluto al proprio fianco per rappresentare le protagoniste indiscusse di questo spettacolo, le emozioni. C’è il suo pensiero dietro ogni singola immagine, colore e suono, così come la sua visione della musica: che parla non solo attraverso voci e strumenti, ma anche grazie a un lavoro a 360° che non lascia indietro alcun dettaglio. La scenografia, le luci e i visual contribuiscono a creare un'esperienza immersiva, ricca di elementi visivi, sonori ed emotivi, dove la voce di Mengoni che è tecnica e cuore resta la regina, ma senza essere l’unica protagonista.

Musica a parole, perché «da che mondo è mondo, gli esseri umani provano a comprendere ciò che non conoscono», recita la voce narrante che tiene le fila dell’intero show. Ed è l’inizio di tutto. Ci sono le prime canzoni: da Ti ho voluto bene veramente a Guerriero fino a Sai che.

Lo scenario è quello di un mondo distrutto. In un attimo arrivano le immagini di una città fantasma che trasportano il pubblico in un luogo epicentro di una catastrofe. La musica è veicolo politico: «Pensiamo che non sia mai colpa nostra, che la responsabilità sia solo degli altri» - e ancora - «Accettiamo uno sterminio perché in fondo non ci riguarda, ma è con il nostro silenzio che lo stiamo permettendo». E passano La valle dei Re, Non me ne accorgo, Tutti hanno paura, No stress, Voglio, Muhammad Ali.

Attraverso gli Episodi si arriva agli Stasimi, il momento delle emozioni forti, dolorose. L’uomo inciampa, cade, soffre, ma poi si rialza. Proprio come Marco, il Guerriero fragile. E su Due Vite Mengoni racconta e si racconta. Parla del suo anno e della sua rinascita che passa anche dalla Sicilia, "la terra più bella" e dallo stadio di Messina con quel "minchia che siete belli" che è anche un modo per far tracimare le emozioni e vestirsi con un sorriso che è liberazione ed è anche L’Essenziale con Mengoni che si muove su un’impressionante passerella mobile di ventisei metri che si alza e ruota e gli consente di raggiungere idealmente anche lo spettatore più lontano per portarlo dentro a questo show che è riflessione collettiva.

Esodo e Catarsi sono il modo per arrivare al momento in cui si è pronti a lasciarsi andare: da Pazza Musica a Pronto a Correre. Il suo gioco con il pubblico (scende dal palco e abbraccia gli autori degli striscioni più simpatici, con tanto di promessa di matrimonio tra due ragazzi) è il modo semplice di farsi amare prima del messaggio finale. Quello semplice e liberatorio di Sto bene al mare e quello universale di Esseri Umani. Quegli stessi esseri umani che per settimane hanno avuto il tempo di... parlare di outfit e corpetti invece di cercare il coraggio di essere umani davanti a un artista che è emozione. “Viva l’amore, viva i corpetti, viva la libertà”.

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