
Nuovo ribaltone al Comune di Lamezia Terme. Il Consiglio di Stato ha infatti accolto l’istanza cautelare di tutela provvisoria presentata dall'Avvocatura generale dello Stato e per l’effetto, sospesa l’esecutività della sentenza impugnata n. 2386 del Tribunale amministrativo regionale per il Lazio, sede di Roma, dispone l’immediato reinsediamento della Commissione straordinaria, nominata con il decreto del Presidente della Repubblica del 24 novembre 2017, nel Comune di Lamezia Terme.
Questo significa che il sindaco Paolo Mascaro, la giunta e il consiglio comunale dovranno andare di nuovo via e lasciare il posto alla terna commissariale che ha guidato il Comune per un anno e mezzo. La discussione della domanda cautelare in sede collegiale, in camera di consiglio, si terrà l’11 aprile.
Immediata la reazione del primo cittadino. «I miei legali - afferma mascaro - hanno già inviato, ai sensi dell’art. 56 codice giustizia amministrativa, richiesta di audizione in qualsiasi momento, con preavviso di sette ore.
Sono disponibile stasera, domani, in ogni istante. Non si può massacrare ancora una Comunità negando l’audizione del suo Sindaco. Lo Stato mi ha già negato colpevolmente l’ascolto, non ripeta ancora l’errore. Ascoltatemi, Lamezia merita rispetto».
1 Commento
Anita
24/03/2019 07:49
Non sapevo che in Italia vigesse la presunta colpevolezza... Osservo da trent'anni lo spolpamento minuzioso di Lamezia da parte dei governi regionali e nazionali, il silenzio dei politici, l'ignavia della popolazione incapace di indossare un qualche gilet giallo, o rosso dalla vergogna. In pratica Lamezia, la Calabria e il Sud tutto sono condannati a priori e come spiegare ad un governo e una magistratura ottusi che il sud coabita con le mafie, non ci convive? e che colpire la vittima non punisce il colpevole. Signor Sindaco non faccia lo sciopero della fame ma raccolga i cittadini lametini tutti, di ogni colore e vada a bivaccare su piazza Montecitorio ogni giovedì pomeriggio, all'ora di partenza dei deputati per casa loro. Tanto, noi la casa non ce l'abbiamo più.