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Scritte pro-Hitler al museo dell'Olocausto

 

Profanazione senza precedenti oggi allo Yad Vashem di Gerusalemme, il museo-memoriale dell'Olocausto, dinanzi ai cui ingressi mani ignote hanno tracciato scritte di tenore anti-sionista riconducibili con ogni probabilità a gruppuscoli oltranzisti dell'ebraismo messianico.
Scritte improntate al disprezzo per lo Stato 'secolare' d'Israele, fino alla provocazione suprema di attribuire al sionismo fantomatici sentimenti di gratitudine postuma nei confronti di Adolf
Hitler.

L'episodio - che ha destato sgomento e sdegno nell'opinione pubblica israeliana, nei partiti e fra gli ultimi vecchi sopravvissuti dello sterminio nazista - è stato scoperto alle prime ore del mattino dagli addetti del museo, i quali hanno provveduto a cancellare in tutta fretta gli slogan della vergogna. Ma non prima che la polizia potesse esaminarli e le foto dei reporter facessero fare loro il giro del mondo. Fra le scritte - infarcite di errori d'ortografia - spiccava il riferimento sarcastico al fuhrer come a una sorta d'involontario benefattore dell'impresa sionista: "Grazie Hitler - vi si poteva leggerre - per la splendida Shoah che ci hai organizzato. Grazie a te abbiamo ricevuto uno Stato dalle Nazioni Unite. (Firmato:) La Mafia Sionista mondiale". Su una lapide vicina il concetto era ribadito in questi termini: "La leadership sionista voleva la Shoah". Mentre su un altro muro faceva capolino l'appello al "governo polacco" a "non consentire più lo svolgimento ad Auschwitz di cerimonie commemorative di carattere manipolatorio".

Di fronte a questo panorama, il direttore di Yad Vashem, Avner Shalev, non ha potuto che manifestare "sbigottimento e dolore", auspicando che la polizia possa individuare presto i colpevoli, anche attraverso le immagini delle numerose telecamere di sorveglianza. "E' la prima volta - ha mormorato Shalev - che si verifica un episodio del genere, peraltro inimmaginabile". "Oggi - ha aggiunto - sono stati colpiti i valori dell'unità nazionale, della libertà, della tolleranza".

Espressioni di sconcerto e condanna sono giunte da leader politici di tutti i maggiori partiti, nonché dall'ex rabbino capo Meir Israel Lau, uno dei superstiti della Shoah. Finora gli investigatori non hanno fermato nessuno. I primi sospetti convergono tuttavia sulle nicchie estreme degli zeloti ebrei ultrà, avverse allo stato laico. Il linguaggio delle scritte vandaliche rappresenta in effetti il punto di vista delle sette più eccentriche dell'ebraismo messianico: del tutto minoritarie anche nella stessa galassia degli haredim (i religiosi ultraosservanti), ma attivi nei sobborghi di Gerusalemme e irriducibili nell'ostilità al sionismo o all'idea di un qualunque stato d'Israele non fondato dal Messia. Alcune sigle di questi ambienti (da Neturei Karta a Edi Haredit) hanno d'altra parte preso le distanze dall'oltraggio allo Yad Vashem, negando dai siti web delle comunità ortodosse ogni coinvolgimento e ipotizzando la responsabilità di "piccoli gruppi di lunatici". Gruppi - azzardano i media - come gli iper-radicali delle cellule dei Sikarikim, devoti alla sanguinosa memoria degli zeloti di duemila anni fa.

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