L'Italia "non ha bisogno della protezione paralizzante di altri". Mario Monti non ha intenzione di chiedere l'aiuto del fondo salva stati o del FMI e lo conferma con chiarezza alla Camera, dove in mattinata annuncia l'avvio di una "operazione crescita" che possa ridare fiducia ai mercati. Certo, ammette il premier, la situazione è "complicata" : ci sono "tensioni molto gravi" che riguardano di nuovo l'Italia in un momento "cruciale" per l'Europa, seguito dal presidente americano Obama con "comprensibile apprensione"; ma la direzione di marcia può essere ancora invertita. Rispetto al novembre dello scorso anno, sostiene Monti, l'Italia è oggi "rafforzata". E' vero: lo spread sale. Ma sale "non per un fatto specifico italiano ma per turbolenze mercati europei in particolare connesse alla situazione greca. L'Italia, assicura Monti, si presenta con "obiettivi in regola e in corsa". E dunque non ha bisogno di aiuti esterni, che significherebbero solo "una cessione asimmetrica di sovranità". Non si tratta di un dibattito teorico: i suggerimenti all'Italia in questa direzione ci sono stati per davvero. E Monti, con orgoglio, fa capire di aver resistito alle pressioni di chi voleva che l'Italia chiedesse di essere aiutata: "Posso rivelare - dice il premier ai deputati - che abbiamo ricevuto consigli paterni, e qualche volta anche materni, da parte di chi ci diceva di chiedere l'appoggio del Fondo salva stati o del Fmi". Monti ha risposto di no perché avere "un'assistenza generalizzata" significherebbe essere di fatto governati dai rappresentanti dal Fondo Monetario Internazionale, della Bce e della Commissione Europea. "Gli sforzi che gli italiani hanno fatto e stanno facendo sono duri - osserva il presidente del consiglio -, ma sarebbero ancora più duri da accettare e maggiore sarebbe il senso di alienazione e frustrazione se questi sforzi fossero stati dettati da una trojka". Per uscire dalla crisi, sostiene dunque il premier, bisogna che ci sia un raddoppio degli sforzi sia in Europa sia in Italia. Il consiglio europeo di fine giugno dovrà prendere le giuste decisioni sulla crescita e mettere in cantiere gli eurobond (e a questo proposito Monti smentisce di aver ricevuto dei "no" preventivi da Angela Merkel); ma è anche essenziale che a Roma i partiti che sostengono il governo facciano il possibile per approvare i provvedimenti che ancora attendono il via del Parlamento. Guardano al prossimo futuro, Monti promette che a giorni il governo varerà una "operazione crescita" che però non potrà contraddire la tenuta dei conti pubblici: "La disciplina di bilancio - avverte - dovrà essere un nostro compagno di viaggio non necessariamente foriero di recessione". Ma i nuovi provvedimenti rischiano di non servire a nulla se la maggioranza non darà prova di coesione. Il premier riferisce quello che ha detto nel vertice di ieri sera a Alfano, Bersani e Casini: il premier ha suggerito ai tre leader di "intensificare l'azione sui tempi di approvazione dei provvedimenti". Perché "bisogna togliere l'idea che hanno alcuni osservatori con scarsa simpatia per l'Italia che le riforme ci sono ma poi il Parlamento chissà se le approva". Se, in parallelo, il prossimo consiglio europeo varerà "un pacchetto credibile di misure per la crescita" e se farà "un passo verso gli eurobond", allora lo spread italiano diminuirà. "Ciò che preoccupa mercati finanziari e agenzie di rating - spiega il premier - è la scarsa crescita, che preoccupa anche noi. Se ci sarà crescita pagheremo uno spread inferiore, i tassi di interesse scenderanno, le imprese saranno facilitate negli investimenti e ciò ci metterà al riparo dal contagio". (ANSA).