Tempi duri per il presidente americano, Barack Obama, la cui popolarità sembra essere decisamente in calo. Secondo l'ultimo sondaggio di Ipsos, infatti, è scesa al 47%, il livello più basso dal mese di gennaio. Lo scivolone di Obama si spiega con il 'mese orribile' vissuto dall'inquilino della Casa Bianca, che paga l'improvvisa frenata della crescita economica e l'inattesa nuova impennata del tasso di disoccupazione.
Con le famiglie americane sempre più impaurite da un riacuirsi della crisi, anche per le cattive notizie che arrivano dall'Europa. Ecco quindi - spiegano i sondaggisti - che il livello di gradimento nei confronti del presidente americano è sceso di tre punti in un mese: dal 50% di maggio al 47% di giugno. E il numero di americani convinti che il Paese abbia imboccato la strada sbagliata per uscire dalla crisi è aumentato di ben sei punti percentuali in un mese, salendo al 63%. Una brutta tegola per l'inquilino della Casa Bianca, consapevole del fatto che il cammino verso il secondo mandato presidenziale diventa ogni giorno che passa sempre più irto di ostacoli. Ad avvantaggiarsene è chiaramente il suo rivale Mitt Romney, che oramai da settimane martella il presidente proprio su crescita e occcupazione, accusandolo di portare avanti politiche fallimentari e fuori dalla realtà. Il candidato repubblicano alla presidenza - sempre secondo i dati di Ipsos - a meno di cinque mesi dall'Election Day del 6 novembre, ha recuperato in poco tempo tantissimo terreno tra i votanti registrati.
E si andasse alle urne oggi sarebbe avanti di un punto percentuale, raccogliendo il 45% delle preferenze contro il 44% di Obama. Di fatto un testa a testa. Ma si tratta di un risultato sorprendente, considerando che solo un mese fa il presidente americano era avanti di ben sette punti. Ma, come ampiamente previsto dalla Casa Bianca, è proprio sul terreno economico che si giocano le chance di rielezione. E la situazione è talmente incerta - spiega la campagna di Obama - che il livello di consenso nei confronti del presidente è suscettibile di improvvisi cambiamenti. Come dimostrano appunto i sondaggi. E per questo il pressing di Obama sull'Europa si è fatto negli ultimi tempi sempre più asfissiante: perché da quello che accadrà nel Vecchio Continente dipende grandissima parte del suo futuro.
ARIZONA,DEMOCRATICI CONSERVANO SEGGIO GIFFORDS
di Marcello Campo
Gli elettori dell'Arizona regalano una buona notizia a Barack Obama, in un periodo per lui non troppo felice. Nel giorno in cui i sondaggi confermano il calo di popolarità del presidente, il partito democratico conserva il seggio che è stato di Gabrielle Giffords, la parlamentare sopravvissuta per miracolo all'eccidio di Tucson del gennaio 2011 (un folle armato di pistola la ferì gravemente alla testa durante un comizio e uccise altre 6 persone), ma costretta a lasciare Capitol Hill. Si tratta del distretto congressuale 8 dell'Arizona, che è andato a Ron Barber, un ex collaboratore di 'Gabbie' (il soprannome della Giffords), rimasto anche lui ferito quel drammatico giorno. Insomma, i cittadini di questo stato del West hanno mandato Barber a Washington, a occupare il posto della sua ex capa. E' stato così sconfitto il candidato repubblicano, Jesse Kelly, un ex veterano della guerra d'Iraq, molto vicino al Tea Party. "Gabbie non è solo una mia amica, ma è la fonte d'ispirazione di tutti noi. Quel seggio in parlamento non era suo, ora non è mio, ma appartiene al popolo dell'Arizona", ha detto il vincitore, molto emozionato, a fianco della Giffords, nel suo primo discorso da deputato davanti ai suoi fans. Alla vigilia, un po' com'era successo con il voto del Governatore del Wisconsin, anche queste elezioni suppletive, locali, avevano assunto un significato nazionale. Sia il partito democratico, ma soprattutto il partito repubblicano, avevano investito molti soldi in questa sfida all'ultimo voto, di fatto l'ultimo test elettorale prima delle presidenziali del 6 novembre. E come capita spesso, in questi casi, il voto di un distretto sperduto dell'Arizona, era diventato per il Grand Old Party una sorta di referendum sull'operato del presidente. Di contro, i democratici hanno fatto di tutto per impostare la campagna elettorale sulla tragica storia di Gabrielle Giffords, una delle più promettenti giovani parlamentari d'America, costretta a dimettersi pochi mesi fa e abbandonare il suo seggio alla Camera dei Rappresentanti. Una storia che ha commosso l'America e che evidentemente ha colpito ancora una volta gli elettori di quello che fu il suo collegio elettorale. Insomma, pericolo scampato per Obama, che forte del voto di oggi, può rilanciare con un po' più di fiducia la sua campagna per la rielezione.