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Atene alle urne: un voto per... l'Europa

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Stamani in Grecia alle 7 ora locale (le 6 Italia) si sono aperti i seggi per le elezioni legislative, riconvocate dopo quelle - inconcludenti - del 6 maggio scorso. Su una popolazione complessiva di circa 11 milioni di persone, gli aventi diritto al voto sono poco più di 9.850.000 ma alle ultime consultazioni gli astenuti erano stati quasi il 40%. Le operazioni di voto si concluderanno alle 19:00 ora locale e, secondo quanto annunciato dal ministero degli Interni, le prime proiezioni dovrebbero essere disponibili entro due-tre ore dal momento della chiusura delle urne, sempre che tutto proceda senza imprevisti.


'Votate per chi rispetta gli accordi': ultimo appello europeo ai greci, alla vigilia di un voto cruciale. "E' molto importante che nelle elezioni il risultato sia la formazione di un governo che dica 'Ok, terremo fede agli accordi'', è il pressing di Angela Merkel, la cancelliera che tiene in scacco l'Europa e combatte Syriza, il partito della sinistra che potrebbe vincere le elezioni. E provocare la fine dell'eurozona, se manterrà fede al programma di rinegoziazione radicale delle condizioni di austerità per il secondo piano di aiuti. Un'esternazione, quella della Merkel, che ha il sapore dell'ultimatum e dell'appoggio incondizionato a Nuova Democrazia, il partito di centrodestra guidato da Antonis Samaras, che le sembra più affidabile pur essendo stato al governo quando la Grecia ha truccato i conti. Le parole della cancelliera sono arrivate in chiusura di una campagna elettorale dalla quale può dipendere il destino dell'Europa.

E non solo: non a caso lunedì, a margine del G20 di Los Cabos, è in programma un incontro proprio sulla Grecia tra i leader della Ue e il presidente Usa Barack Obama, sempre più preoccupato dalla piega della crisi in Europa. Da settimane è in atto il pressing sull'elettorato greco, con un messaggio chiaro: vogliamo che la Grecia resti nell'euro, ma il nuovo governo deve aiutarci ad aiutarla. Il fatto che la sinistra radicale possa vincere raccontando ai greci che gli accordi sull'austerità possono essere rivisti (nella migliore delle ipotesi) o cestinati, spaventa. A dirlo chiaramente, nell'ultimo giorno prima del voto, è il presidente dell'Eurogruppo Jean-Claude Juncker. In un'intervista al quotidiano austriaco 'Kurier' ha affermato che l'uscita della Grecia avrebbe "un effetto devastante" per la Grecia e per tutta l'eurozona. Ancor più esplicitamente ha aggiunto: "Se vince la sinistra radicale, le conseguenze sull'unione monetaria sono imprevedibili". Dal canto suo il premier Mario Monti - che si aspetta, "come molti altri governi", un "voto favorevole all'Europa" - ha lasciato aperta la porta ad una moderata revisione degli accordi. Parlando a Bologna ha sostenuto che la Ue "potrebbe eventualmente considerare qualche dilazione" nei tempi di rimborso del prestito e di rientro negli obiettivi di deficit. Ma il compito di chiarire fino in fondo il senso del pressing europeo, e tedesco, sugli elettori greci se lo è preso Wolfgang Bosbach, esponente di spicco della Cdu, il partito di Angela Merkel. In un'intervista in uscita nell'edizione domenicale della Frankfurter Allgemeine Zeitung Bosbach spiega che se la sinistra radicale si ostinerà a dire di volere avere gli aiuti "senza dare contropartite", allora "sarà solo questione di tempo prima che la Grecia esca" dall'eurozona. Quindi la stoccata, dando il senso di quello che i tedeschi pensano della Grecia: "Al Paese mancano il dinamismo dell'economia, competitività e un'amministrazione efficiente. E non saranno altri miliardi di aiuti a cambiare tutto questo alla base".

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