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Mubarak "clinicamente morto"
Poi la smentita: è in coma

E' giallo in Egitto sulle condizioni di salute dell'ex presidente egiziano Hosni Mubarak che - secondo l'agenzia Mena - era stato dichiarato clinicamente morto dai medici dell'ospedale nel quale era stato trasferito qualche ora fa.

Uno degli avvocati di Hosni Mubarak ha detto all'ANSA che "l'ex presidente è ancora in vita, ma è in coma". Analoga dichiarazione ha fatto alla CNN un generale del Consiglio delle Forze Armate

L'ex Rais era stato colpito in serata da un ictus cerebrale. All'arrivo all'ospedale di Maadi - riportava invece l'agenzia Mena - i medici avevano constatato la morte di clinica dell'ex presidente Hosni Mubarak, condannato al carcere a vita il 2 giugno "per il suo coinvolgimento nell'uccisione di dimostranti antiregime all'inizio dell'anno scorso". Scortata da quattro auto dei servizi di sicurezza, un'ambulanza con a bordo l'ex presidente era andata all'ospedale militare di Maadi. La televisione locale 'Al Hayat' ha trasmesso in diretta l'uscita dell'ambulanza e delle auto di scorta dall'ospedale ed ha inquadrato i blindati che sono stati disposti davanti all'ospedale militare di Maadi in attesa dell'arrivo dell'ambulanza. Con Mubarak il 2 giugno scorso il tribunale del Cairo aveva condannato anche il suo ex ministro dell'interno Habib El Adli, entrambi ritenuti responsabili di non aver impedito l'uccisione di 846 manifestanti nel periodo immediatamente successivo al 25 gennaio 2011, durante le proteste che poi portarono alle dimissioni del presidente, l'11 febbraio 2012.

TAHRIR CON FIATO SOSPESO SEGUE GIALLO MORTE MUBARAK - La notizia della morte di Mubarak è seguita con attenzione in piazza Tahrir, dove tutt'ora sono raccolte decine di migliaia di dimostranti che protestano da oggi pomeriggio contro i militari e lo scioglimento del parlamento. Una parte dei presenti ha respinto la notizia come infondata, considerandola - ha detto all'ANSA un manifestante - "una mossa per deviare l'attenzione dei rivoluzionari dalla vittoria di Morsi e dalle proteste contro le decisioni del Consiglio Supremo delle Forze Armate".

A MIGLIAIA DI NUOVO IN PIAZZA,NO 'GOLPE MILITARE di Danila Clegg Per dire no alla ''legge dei militari" e allo scioglimento del Parlamento, e per rivendicare un presidente "con tutti i poteri" le piazze egiziane si sono riempite nuovamente di migliaia di manifestanti. A due giorni dall'annuncio dei risultati ufficiali delle presidenziali, continua la guerra di dichiarazioni dei due rivali, il fratello musulmano Mohamed Morsi e l'ultimo premier di Hosni Mubarak, Ahmad Shafiq. Per il centro Carter, che ha seguito il processo elettorale, il voto non ha presentato gravi irregolarità ma lo scioglimento del Parlamento e l'integrazione costituzionale sono "segnali preoccupanti". "No allo scioglimento del Parlamento e dell'Assemblea costituente, no al passaggio limitato di poteri e alla integrazione costituzionale", si legge in migliaia di striscioni bianchi e rosa issati a piazza Tahrir e davanti alla sede del parlamento, dove, da oggi pomeriggio stanno affluendo centinaia di manifestanti dei movimenti rivoluzionari, dei fratelli musulmani e dei salafiti, ai quali si mescolano i deputati 'sciolti' dalla corte costituzionale dallo scorso venerdì. Scongiurato per il momento, invece, il pericolo che ad essere sciolti siano la Fratellanza e il suo braccio politico Giustizia e Libertà.

L'alta corte amministrativa ha rinviato all'inizio di settembre due ricorsi contro la loro attività politica di orientamento religioso. In mattinata il portavoce di Morsi Ahmed Sarhan ha snocciolato i numeri della vittoria sostenendo che il candidato dei Fratelli musulmani ha incassato 13.238.298 voti pari al 52% contro i 12.351.184, il 48%, di Shafiq, anche se nello suo staff non manca il timore che ci possano essere sorprese sgradite il giorno dell'annuncio e oggi sono state distribuite fotocopie dei verbali delle circoscrizioni elettorali. Lo staff avversario ha nuovamente smentito affermando che, giovedì, sarà quello di Shafiq il nome annunciato dalla commissione elettorale. Il portavoce di Morsi ha anche lanciato un segnale di distensione alla platea nazionale ed estera, in particolare a Israele pur senza citarla. "Non vogliamo lo scontro" e "rispetteremo gli accordi internazionali", ha sottolineato, facendo appello "al rispetto della volontà popolare". Nel frattempo, dice all'Ansa una fonte della Fratellanza, Morsi si prepara a formare la sua squadra presidenziale e le consultazioni con le forze politiche prenderanno avvio non appena saranno annunciati i risultati ufficiali.

Le consultazioni, dice la fonte non saranno facili, dureranno vari giorni, soprattutto per la designazione dei vicepresidenti che dovranno essere rappresentativi di tutta la società egiziana. Per questo Morsi sta pensando di avere nel suo team una donna, un copto, un salafita e un rappresentante dei giovani della rivoluzione. Morsi, ha aggiunto la fonte, presenterà le sue dimissioni dalla presidenza del partito Giustizia e libertà non appena sarà nominato presidente. Nessuna conferma, invece, sulla voce che gira da giorni secondo la quale Morsi giurerà in piazza Tahrir.

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