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Sophia Loren: sogno
di recitare Cocteau
come la Magnani

Dopo tanti grandi ruoli, Sophia Loren che ha ricevuto al taormina Film festival, premiata da Carlo Verdone, il Taormina Art Award, rivela ai giornalisti di avere un nuovo sogno: "Vorrei recitare un testo meraviglioso che racconta l'addio all'amore, l'ha già fatto Anna Magnani, è La voce umana di Cocteau, in un film diretto da mio figlio Edoardo. ". Però, aggiunge "mi piacerebbe anche fare un film diretta da Carlo Verdone, è molto bravo. Io il cinema italiano lo vedo soprattutto in tv, tanti filmetti, ma ci sono anche dei giovani autori che si fanno apprezzare". L'attrice, oggi elegante e radiosa in un tailleur pantalone, bianco, si definisce "una persona estremamente fragile, mi emoziono facilmente. Io qui sono arrivata a Taormina per la prima volta agli inizi della mia carriera qualche annino fa, manco da 30 anni. Quando stasera andrò in quel meraviglioso teatro, e mi batterà forte il cuore". E tra i premi vinti, dove tiene gli Oscar?

"Nella mia biblioteca, li lucido tutte le mattine", dice sorridendo. Stasera l'attrice sarà premiata fra il primo e il secondo tempo della semifinale degli Europei, che verrà proiettata al Teatro Antico. "Non sono una tifosa di calcio - dice - a parte il Napoli e competizioni come questa. La partita con l'Inghilterra è stata fantastica. Mi ero messa a letto ma ho deciso di seguirla fino all'ultimo rigore, che batticuore". Riguardo il momento di crisi generale pensa che "bisogna tirare su gli animi della gente, ricominciare a farla sperare, dando un colpo di spugna all'immagine negativa che molti danno dell'Italia". E a chi gli chiede che consigli darebbe oggi ai giovani risponde: "Ognuno deve cercare di trovare la propria strada, certe volte è difficile, c'é chi si perde, qualcun altro non sa cosa vuole fare. E' stato così sempre, per tutti". Classe 1934, l'attrice vive il tempo che passa con grande serenità e ha le idee chiare sugli abusi di chirurgia plastica: "Vediamo certi 'scuorc' in giro, come si dice a Napoli, c'é solo da vergognarsi. Evidentemente sono cose che le persone fanno perché hanno bisogno di sentirsi diverse. Però va fatto tutto con misura, trovare i medici giusti, sennò diventi un'altra persona, ti guardi nello specchio e ti chiedi dove stai tu".

L'attrice contenta che i figli, Carlo, direttore d'orchestra, Edoardo, regista "abbiano scelti da soli la propria strada", sottolinea fiera: "i nipoti mi somigliano tutti". Riguardo la sua carriera spiega: "Rifarei tutto dal principio alla fine, ogni cosa è stata una sorpresa. Da quando a Pozzuoli, andavo alle magistrali, e mia madre a 16 anni mi ha portato a Roma, per avere una parte in 'Quo vadis?'. Quando abbiamo cominciato a lavorare nel cinema, e a mangiare benino, ci sentivamo ricche con 30mila lire al giorno. Abbiamo conosciuto anche le persone giuste, la fortuna mi ha sorriso, ho imparato tante cose e sono stata disciplinata, attenta. Di una persona faccio sempre il ritratto e non mi sbaglio quasi mai". Al momento sta valutando due o tre progetti americani ma "quando si comincia ad avere una certa età devi scegliere con attenzione. Devi gioire ancora del tuo lavoro. voglio fare le cose che so fare bene, drammatiche o comiche, che sono le più difficili, ma devono avere un senso". L'epoca più bella per il nostro cinema? "Quella della Dolce vita, con Fellini, Antonioni, De Sica... ora c'é un momento di stasi, la gente non riesce più a vivere in un certo modo, le cose non vanno bene e il cinema è lo specchio della nostra vita".

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