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Nasce il Blu Valentino
nuovo mito "notturno"

Blu Valentino, diventerà un mito come il rosso della maison? Per ora è la novità di una collezione d'alta moda notturna e riflessiva, immersa nella profondità di un colore che esalta più la ricerca di sé che la sua esibizione. In perfetta coerenza con l'idea di haute couture che sentono, in questa stagione, nella testa e nel cuore, Maria Grazia Chiuri e Pier Paolo Piccioli, i due 'valentini', come vengono chiamati affettuosamente, dopo quattro anni di direzione artistica della maison romana, costellata di crescente successo di critica e di vendite.

Dunque una collezione nuova, di sacralità severa, a tratti ieratica nell'eleganza minimalista, riservata e monacale nonostante i decori preziosi e densi di passione per i dettagli invisibili, per le citazioni antiche. Moderna nell'uso dei pantaloni, contemporanea nella silhouette boxy, dove la lunga gonna in mikado mima le pieghe stirate dei calzoni e di profilo si fa scatola, dove la cappa di cashmere blu diventa un tuxedo con i revers di seta che scendono fino i piedi.

Il rosso è opposto al blu nella simbologia dei colori, e qui gli fa da contrappunto, qua e là sullo spartito della sfilata perfetta, salutata da ovazioni, di quelle che non lasciano dubbi sul gradimento. Maria Grazia e Pier Paolo volevano ridefinire l'immagine femminile della loro haute couture e ci sono riusciti: dalla giovane principessa che ha conquistato il jet set nelle scorse stagioni, alla donna crepuscolare dei pittori simbolisti, dalla poetica della natura in boccio agli stati d'animo dei poeti maledetti, certo un bel salto. Ma fatto con leggerezza, quasi con inconsapevolezza, senza cadere nel decadentismo, senza naufragare nelle citazioni. Il simbolismo di Gustave Moreau resta un riferimento estetico sottile, una allure, un tono.

Così è anche per un certo neoclassicismo nei plissé a colonna e perfino per i riferimenti alle madonne di Giotto, composte e ferme. Non immaginatevi però una sfilata pedante, culturalmente pesante, tutt'altro. L'inizio è un piccolo shock minimalista in blu e nero: sull'abito minimal a maniche lunghe e gonna pizzicata in vita, la mantellina di cashmere rivestito di chiffon, si mantiene immobile sulle spalle con un piccolo gilet nascosto. Blu il raso e la mussola plissettata, nero il jais.
Poi ecco in passerella il verde del vestito di pizzo con decoupage di organza stampata e applicata a ricamo, per formare un albero della vita con melograni e uccelli, tratto da un disegno di William Morris, pittore e decoratore di tessuti nell' 800.

Il meraviglioso arabesco di flora e fauna torna ritagliato sul cappottino nero e corto in cashmere e seta, sulla lunga cappa in rosa carne costruita con un solo taglio di tessuto, senza cuciture. Ci sono tutti gli elementi della couture in questa collezione, anche la bordura di pelliccia sulla giacchina a cardigan in chiffon lavorato con fili d'oro e velluto, a riprodurre anche qui l'albero della vita. Ci sono tanti pantaloni, ma anche materiali antichi, trovati per caso, come le microperline che formano il tessuto arabescato del vestito che ha impegnato oltre tre mesi di lavoro. "Neppure il pret-a-porter più caro potra mai arrivare a questo. Qui c'é la cultura del fare e non l'esibizione del fatto" dicono i due stilisti. Ed è anche oer questo che. Pragmaticamente l'atelier romano di Valentino in piazza Mignanelli ha 40 sarte e lavora a pieno ritmo, tutto l'anno.

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