L'incidente nucleare di Fukushima sconta "chiaramente il fattore umano" ed è stato il risultato di una sorta di corto circuito "tra governo, authority e gestore Tepco" per "la mancanza di governance tra di loro". E' quanto emerge dal rapporto del panel investigativo indipendente parlamentare.
Il panel investigativo, dopo sei mesi di indagine, ha quindi concluso che la peggiore emergenza atomica dopo Cernobyl è stata "chiaramente" provocata dall'uomo. Le parti in causa, sottolinea la relazione, "hanno effettivamente tradito il diritto della nazione a essere al sicuro da incidenti nucleari". Il rapporto sarà discusso dal Parlamento.
REATTORE OI TORNA A PRODURRE ELETTRICITA' - Il reattore n.3 della centrale di Oi, nella prefettura occidentale di Fukui, ha ripreso a produrre elettricità questa mattina, con il 5% del suo potenziale. Lo ha reso noto il gestore dell'impianto, Kansai Electtric Power (Kepco), fornendo gli aggiornamenti sull'unità ripartita a inizio luglio, la prima dal disastro di Fukushima del 2011. L'utility, la seconda più grande del Giappone, ha spiegato che la produzione di energia del reattore di 1.180 megawatt si é portata al 5% della capacità alle ore 7 locali (mezzanotte in Italia), in linea con le previsioni e a distanza di quattro giorni dalla riaccensione. Il raggiungimento del pieno regime, in assenza di imprevisti, è atteso intorno al 9-10 luglio, mentre il reattore n.4 da 1.180 megawatt, sempre nella stessa struttura, dovrebbe riprendere le operazioni il 18-20 luglio e raggiungere la piena capacità di generazione verso fine mese. Il riavvio dei 2 reattori contribuirà a scongiurare i rischi di blackout estivo nella ricca area del Kansai (quella di Osaka e Kyodo) e a ridurre l'import di combustibili fossili, legato al crollo della potenza generata a causa della chiusura dei 50 reattori nipponici (46.148 megawatt totali) per i timori sulla sicurezza e a favore degli impianti termici alimentati a olio combustibile e gas. Prima dell'emergenza di Fukushima, la più grave crisi nucleare da Cernobyl, il Giappone ricavava dall'atomo a uso civile il 30% del suo fabbisogno elettrico, posizionandosi al terzo posto tra i player mondiali, dopo Usa e Francia.