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Visco: il governo
sulla strada giusta

Il governo è sulla strada giusta e deve "insistere il più possibile" sui tagli alla spesa per arrivare ad abbassare le tasse ma senza pensare a un "colpo secco" per abbattere il debito che è "molto difficile da attuare", anche considerando che "l'oro, le riserve della Banca d'Italia" non si possono toccare. Lo afferma in una lunga intervista al Corriere della Sera il governatore della Banca d'Italia, Ignazio Visco, sottolineando che "oggi le previsioni di consenso indicano che il Pil scenderà grossomodo del 2%" ma "se la situazione non peggiora ulteriormente, se il rischio sui tassi si riduce, se la soluzione della crisi è condivisa a livello europeo, alla fine dell'anno potremo rivedere una luce in fondo al tunnel".

Il governatore, osservando che all'Italia serve "uno spirito civile da civil service, nel nostro Paese assai raro" avanza anche la proposta di due "progetti-Paese" per rilanciare la crescita: un piano di manutenzione straordinaria, "di manutenzione immobiliare dell'Italia, di cura del territorio, una terapia contro il dissesto idrogeologico. I soldi - sottolinea - si trovano. Si diano gli incentivi giusti, soprattutto a chi ha cura della messa in sicurezza dell'ambiente e della sua estetica. I terremoti purtroppo insegnano".

La seconda è quella di "uno sportello unico per gli investimenti esteri" che "aiuti a risolvere i problemi amministrativi, legali, tributari, e che dia garanzie agli imprenditori singoli, più che alle multinazionali, contro la burocrazia e la corruzione". Visco comunque promuove le azioni del governo su lotta all'evasione, "iniziezione di concorrenza", "sostegno all'innovazione delle imprese" e "riforma del lavoro" che "non è il massimo ma confrontata con la situazione preesistente è un grosso passo avanti". Anche perché "gli imprenditori italiani hanno una veduta corta e hanno fatto troppo uso di una flessibilità cattiva". Sul fronte della spending review, per il governatore di Bankitalia, "i risparmi verranno da uan azione capillare, micro" ma non bisogna commettere "l'errore" di "considerare l'impiego pubblico un peso morto, un'area di negatività. Vanno premiate le pratiche migliori, le tante persone che fanno bene il proprio lavoro".

"La politca - conclude - si ponga la domanda di chi verrà dopo Monti e mostri l'ambizione di costruire ideali, di disegnare prospettive di crescita".

Soltanto 200 punti di spread sono colpa nostra, il resto è dovuto ai problemi comuni dell'euro. Lo sostiene il governatore della Banca d'Italia Ignazio Visco, in una lunga intervista al Corriere della Sera, sottolineando che "il sistema finanziario dell'area euro è frammentato e la politica monetaria così non può avere successo".

"L'attuale spread di 470 punti base tra Btp e Bund per due quinti - spiega - è 'colpa' nostra, del nostro debito pubblico, della nostra scarsa competitività, della bassa crescita potenziale; il resto è un premio al rischio che lo Stato italiano paga per il timore del sottoscrittore dei suoi titoli che a un certo punto la moneta unica non ci sia più. Ed è come se la Germania ricevesse un sussidio dagli investitori internazionali". Con un tasso d'interesse a lungo termine "dell'1,5 per cento e una crescita doppia - prosegue - Berlino ha una condizione esattamente opposta alla nostra. Ciò crea una grave forza centrifuga nell'area dell'euro".

Peraltro è da "sfatare il luogo comune" che vuole che "sia la Germania a pagare per tutti. Un falso" visto che "a fine anno saranno versati dall'Italia circa 45 miliardi, e non ci si è agitati tanto. La Finlandia, che pesa meno del 2 per cento, si è fatta sentire di più ". Per il governatore di Bankitalia "all'ultimo summit europeo la valutazione dell'eccessivo livello degli spread è stata pienamente condivisa". Vertice che ha avuto successo per "tre ragioni, purtroppo comunicate male. La prima: una sorveglianza bancaria comune, che non fa scomparire ma si fonda su quelle nazionali. Seconda: l'avvio di una soluzione concreta al problema delle banche spagnole", problema che "le nostre banche non hanno".

Terza ragione, "la presa di coscienza che le differenze nei tassi d'interesse riflettono un malessere comune di fronte al quale occorre utilizzare tutti gli strumenti esistenti". Per Visco, lo scudo anti-spread "se le condizioni economiche di fondo dei Paesi sono positive non serve e fa bene Monti a dire che l'Italia non lo chiederà. Diciamo che se fosse dotato di capacità di intervento adeguata la sua stessa esistenza aiuterebbe a non usarlo. Ma, soprattutto, spezzerebbe le aspettative della speculazione, le scommesse contrarie, taglierebbe le unghie a chi volesse uscire dall'euro guadagnandoci, dato che, anche per lo scudo antispread, non riuscirebbe a trarne profitto". Quanto alle banche, per Visco "in ogni banca dovrebbe esserci un cartello con scritto 'il tasso di interesse deve essere inferiore al 4-5%. Se e' di più si vendono prodotti rischiosi". E sullo scandalo Barclays, secondo il governatore dimostra che "il 'soft touch', la vigilanza leggera non funziona: bisogna essere severi. E trasparenti". E "il mondo anlosassone della finanza non ci venga a insegnare nulla perché non è il caso".

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