Lunedì 18 Novembre 2024

Così il tumore
"spegne" le difese

Individuato al Gaslini di Genova il modo come il melanoma disarma il sistema immunitario. La ricerca, pubblicata su Cancer Research, ha prima accertato il meccanismo attraverso cui il tumore maligno sfugge al controllo del sistema immunitario e in particolare delle cellule Natural Killer (NK); poi ha dimostrato (in laboratorio) come l'utilizzo di determinati farmaci consenta di 'rivitalizzare' le cellule NK, che tornano così ad aggredire le cellule tumorali.
 La "sorveglianza" nei confronti dei tumori da parte del sistema immunitario - precisa una nota del Gaslini - è principalmente dovuta ai linfociti T ed alle cellule Natural Killer (NK). Tuttavia in alcuni casi le cellule tumorali riescono ad eludere il controllo del sistema e a sopravvivere e a diffondersi nell'organismo perchè mettono in atto strategie in grado di inibire l'azione dei linfociti. I ricercatori genovesi hanno dimostrato come le cellule di melanoma, quando incontrano le cellule NK, producono sostanze (la PGE-2 e la kinurenina) in grado di bloccare le cellule NK, le quali, giunte a contatto con il tumore, vengono letteralmente 'disarmate'. Come conseguenza, le cellule NK, con armi spuntate e senza 'munizioni' efficaci, assistono impotenti alla moltiplicazione e al diffondersi delle cellule tumorali. Lo studio ha chiarito però che è possibile controbattere il meccanismo con il quale le cellule NK vengono disarmate. 
Gli autori dello studio hanno dimostrato (in laboratorio) che l'utilizzo di farmaci che bloccano la PGE-2 o l'enzima che produce la kinurenina (IDO) permette alle cellule NK di "recuperare le armi" e di uccidere le cellule del tumore. "Viene così indicata una via di tutto rilievo per progettare sperimentazioni cliniche mirate al ripristino delle difese immunitarie fiaccate dal tumore" precisa il Gaslini. Lo studio è stato effettuato dalla dottoressa Gabriella Pietra e dai suoi collaboratori che operano presso i Laboratori diretti da Lorenzo Moretta e da Maria Cristina Mingari presso l'Istituto Giannina Gaslini, l'Università di Genova e l'Istituto Nazionale per la Ricerca sul Cancro.

Individuato al Gaslini di Genova il modo come il melanoma disarma il sistema immunitario. La ricerca, pubblicata su Cancer Research, ha prima accertato il meccanismo attraverso cui il tumore maligno sfugge al controllo del sistema immunitario e in particolare delle cellule Natural Killer (NK); poi ha dimostrato (in laboratorio) come l'utilizzo di determinati farmaci consenta di 'rivitalizzare' le cellule NK, che tornano così ad aggredire le cellule tumorali.

 La "sorveglianza" nei confronti dei tumori da parte del sistema immunitario - precisa una nota del Gaslini - è principalmente dovuta ai linfociti T ed alle cellule Natural Killer (NK). Tuttavia in alcuni casi le cellule tumorali riescono ad eludere il controllo del sistema e a sopravvivere e a diffondersi nell'organismo perchè mettono in atto strategie in grado di inibire l'azione dei linfociti.

 I ricercatori genovesi hanno dimostrato come le cellule di melanoma, quando incontrano le cellule NK, producono sostanze (la PGE-2 e la kinurenina) in grado di bloccare le cellule NK, le quali, giunte a contatto con il tumore, vengono letteralmente 'disarmate'. Come conseguenza, le cellule NK, con armi spuntate e senza 'munizioni' efficaci, assistono impotenti alla moltiplicazione e al diffondersi delle cellule tumorali. Lo studio ha chiarito però che è possibile controbattere il meccanismo con il quale le cellule NK vengono disarmate. 

Gli autori dello studio hanno dimostrato (in laboratorio) che l'utilizzo di farmaci che bloccano la PGE-2 o l'enzima che produce la kinurenina (IDO) permette alle cellule NK di "recuperare le armi" e di uccidere le cellule del tumore. "Viene così indicata una via di tutto rilievo per progettare sperimentazioni cliniche mirate al ripristino delle difese immunitarie fiaccate dal tumore" precisa il Gaslini. Lo studio è stato effettuato dalla dottoressa Gabriella Pietra e dai suoi collaboratori che operano presso i Laboratori diretti da Lorenzo Moretta e da Maria Cristina Mingari presso l'Istituto Giannina Gaslini, l'Università di Genova e l'Istituto Nazionale per la Ricerca sul Cancro.

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