Lunedì 23 Dicembre 2024

Mario Monti attacca Moody's
"Noi virtuosi, ma veniamo puniti"

Il "percorso di guerra" per l'Italia preconizzato due giorni fa dal premier Monti è iniziato nella notte: l'Agenzia di rating Moody's ha declassato a freddo i titoli di Stato italiani, a poche ore da un'asta di Btp (che però sono andati a ruba) con i mercati che hanno ignorato il giudizio dell'Agenzia, come ha evidenziato Monti; il premier ha definito "una disgrazia" il declassamento, che non tiene conto di come l'Italia sia divenuto un Paese "virtuoso", ma ciononostante "invece di premiarci ci puniscono". A far quadrato attorno all'Italia, e all'Euro stesso, sono scesi in campo la Commissione Europea, il governo tedesco e perfino quello giapponese. Il downrating di ben due "step" da parte di Moody's, da A3 a Baa2, ha scatenato il coro indignato dei partiti che sostengono il Governo (Pdl, Pd, Udc, Fli), con le forze di opposizione che invece hanno attaccato l'esecutivo. Le Associazioni imprenditoriali, in una nota comune hanno sottolineato la "solidità" e la "vitalità" dell'economia reale italiana, che è poi alla base dell'affidabilità della Finanza pubblica.

Concetti ribaditi dal presidente di Confindustria Giorgio Squinzi e dai sindacati Confederali. Immediata la reazione del ministro dello Sviluppo Economico, Corrado Passera, per il quale "il giudizio di Moody's è del tutto ingiustificato e fuorviante" dato che "non tiene conto del lavoro che il nostro paese sta facendo". Proprio questo impegno è stato sottolineato tanto dal governo tedesco, in una dichiarazione del portavoce Steffen Seibert, quanto dal commissario Ue all'Economia Olli Rehn, per il quale le riforme avviate dall'Italia sono "impressionanti, se non senza precedenti". E Rehn ha definito "inappropriata" e "discutibile" la tempistica della decisione di Moody's, visto che in giornata il Tesoro doveva collocare 3 miliardi di Btp a scadenza triennale. Questi sono andati collocati senza difficoltà, con tassi in netto calo dal 5,30% al 4,65% vista la richiesta doppia rispetto all'offerta. Fatto sottolineato in serata dal Tesoro con "soddisfazione".

Lo spread, dopo un'iniziale fiammata a 485 punti base, è sceso a 470 per poi seguire per tutto il giorno un percorso altalenante e chiudere poco sotto i valori massimi a 480. Mercati e Borse hanno comunque ignorato il responso dell'Agenzia di rating che è finita sul banco degli imputati. Il ministro degli Esteri Giulio Terzi ha ricordato come essa, il giorno prima del crack di Lehmann Brothers, le attribuiva un rating lusinghiero. E dubbi sulla trasparenza dell'Agenzia sono stati sollevati dai partiti italiani, con il Pdl che propone una commissione parlamentare di Inchiesta. E proprio oggi la procura di Trani ha depositato l'atto di chiusura delle indagini su Moody's, in cui si afferma che due dei suoi analisti, Abertcomby e Wassemberg "fornivano intenzionalmente ai mercati informazioni tendenziose, distorte (e come tali falsate)", nel rating sull'Italia del 6 maggio.

Rimangono irrisolte comunque diverse questioni. Innanzi tutto la bassa crescita dell'economia italiana di cui parla Moody's ed ammessa da tutti che, come ha sottolineato il presidente di Nomisma Piero Modiano, "restringe sempre più i margini" della politica fiscale restrittiva scelta da Monti sin dall'inizio. Potrebbero allora rialzarsi le tensioni con Pdl e Pd che hanno sollecitato il premier a un intervento per abbassare lo stock del Debito pubblico, finora escluso da Monti. Questa scelta alleggerirebbe la pressione sui redditi e aumenterebbe quella sui patrimoni.

E a livello Europeo le politiche monetarie ed economiche dell'Ue volute da Germania, espongono non solo i Paesi deboli ma l'Euro stesso a rischi incalcolabili, come hanno sottolineato in modo bipartisan i partiti che sostengono Monti. Un' apertura è giunta oggi da Peter Bofinger, consigliere economico di Angela Merkel, per il quale "Mario Monti ha ragione a volere un programma di acquisti di bond per stabilizzare gli spread nel mercato".

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