Non lo dice apertamente, ma viene da chiedersi se desideri tornare a fare un film con Benigni con cui ha girato 'La tigre e la neve': "Roberto dove sei? Roberto è un angelo, per me è una malattia, è arte e musica allo stato puro". Jean Reno, l'attore francese che vive a New York, a pochi giorni dal suo 64/o compleanno, sbarca oggi al Giffoni Film Festival ed esprime il suo cordoglio per le famiglie delle vittime di Denver.
Indimenticabile interprete di pellicole come Nikita e Leon, in cui ha dato il volto a personaggi dal grilletto facile, a chi gli fa notare le polemiche su come personaggi cinematografici abbiano ispirato drammatici fatti di cronaca, replica: "Episodi come questo sono causati il più delle volte dalla follia di singoli uomini, la violenza purtroppo è insita in alcuni esseri umani e la cronaca di tutti i giorni ce lo dimostra. Semmai occorrerebbe interrogarsi su un certo tipo di cultura americana e sulla facilità e pericolosità con cui vengono concessi i porto d'armi". Reno annuncia anche l'inizio delle riprese della nuova serie tv 'Jo', nella quale interpreta il ruolo di un investigatore impegnato a risolvere casi di omicidi, che vedrà sul set attori da tutto il mondo ed anche un'attrice italiana ("girerà per una settimana") e di cui non rivela il nome. Si dice invece non al corrente della volontà del produttore Aurelio De Laurentiis di ingaggiarlo per la serie tv tratta da 'Io uccido' di Giorgio Faletti, che dopo tanto tempo dall'acquisto dei diritti da parte della Filmauro andrà in produzione a breve: "lo apprendo da voi".
Allo stesso modo l'attore sostiene di non saper nulla di un nuovo progetto con Luc Besson "di cui - dice - si scrive ogni volta che c'é il Festival di Cannes". Da poco visto in 'Chef' di Daniel Cohen, Jean Reno parla anche del successo dei film francesi: "La gente ha bisogno di vedere cose diverse dalla loro vita. In questo momento non sappiamo dove stiamo andando. La commedia anche per me rappresenta uno svago. Il dramma lo conosciamo tutti oggi". E a tale proposito fa notare: "Alcuni dicono che questo non sia un genere di gran spessore. Invece io credo che sia sempre più difficile far ridere la gente con profondità. Non è facile essere Charlie Chaplin". Ma Reno parla anche del cinema indipendente: "L'industria cinematografica al momento non rischia scommettendo sull'originalità, preferisce i sequel. La situazione è però controbilanciata dai film indipendenti. Io faccio parte con Katie Holmes, ad esempio, del cast de 'Il gabbiano'", adattamento per il grande schermo del testo teatrale di Anton Cechov. A dirigere il film sarà l'attore Christian Camargo
. Di Leon di Besson ricorda specialmente la straordinaria bambina Natalie Portman, all'epoca 13enne: "Ci incontriamo ancora a New York, mi ricordo tutto di quell'esperienza, ho in mente il primo momento che l'ho vista. E' diventata una donna fantastica, è una star affermata, ma già allora avevo capito che avrebbe avuto un grande successo". Reno non rinnega l'amicizia con l'ex presidente francese Nicolas Sarkozy: "Per lui a marzo la situazione era molto difficile, io ero in America e ho cercato di incoraggiarlo mandandogli degli sms. Anche se non ci vediamo da almeno sei mesi, siamo rimasti sempre molto amici". Il cinema è tutto per Reno? Sembra di sì, anche se gli affetti (ha sei figli) e la Ferrari, di cui è un appassionato, per lui sono la cosa più importante. Ad esempio, il personaggio che ha interpretato e a cui è più legato è Marcello di 'For the Love of Roseanna': "In lui vedo mio padre che si prende cura di mia madre". E rivela che ha rinunciato a 'Matrix' perché si sarebbe dovuto girare per quattro mesi in Australia, mentre allora la sua vita attraversava "un momento non facile". Si sofferma anche a fare una sorta di mini-lezione di cinema: "Ci sono due scuole di recitazione. Quando giravano 'Il maratoneta', Dustin Hoffman, per prepararsi alla scena, correva e correva prima di iniziare a girare. Laurence Olivier lo guardava e gli diceva 'ragazzo, fermati e prova a recitare'. Tutti i metodi sono validi, un attore deve fare quello che sente più vicino alla sua natura. Per me la cosa veramente importante é mantenere una condizione fisica simile a quando avevo 17 anni e volevo fare l'attore: non bere troppo, dormire, non prendere droghe, capire che il corpo è uno strumento". L'ultima battuta é per Giffoni, "un festival necessario come diceva Truffaut. Il direttore Claudio Gubitosi emana la luce dal cuore ed è la luce di tutti questi ragazzi"
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