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Pellegrini flop
è solo quinta

Delusione nel nuoto. Federica Pellegrini  fuori dal podio dei 400 stile libero.  La veneta si è piazzata 5/a nella finale.

Spenta, quasi svuotata, di nuovo in lotta con quell'acqua su cui, da sirena, invece tante volte è scivolata gridando al mondo che come lei nessuna mai. Di alti e bassi, schiaffi e carezze Federica Pellegrini ne ha vissuti tanti: ma adesso, a 24 anni da compiere tra pochi giorni, la sua terza Olimpiade sembra quasi quella dei saluti. A Londra i Giochi per la regina del nuoto azzurro sono appena cominciati, il tono però è da titoli di coda: i 400 stile, la sua gara-tormento, quella dell'ansia e degli attacchi di panico, si chiudono al quinto posto, come quattro anni fa a Pechino. Ma ora sembra tutto diverso: non c'é rabbia, ma dolore. "Non ne avevo più, sicuramente fa male" dice appena fuori dall'acqua, con lo sguardo un po' perso di chi, pugni sul petto, da quell'acqua è abituata a uscire vincente. E invece si ritrova dietro, ricacciata in basso dalle scatenate Camille Muffat, oro annunciato, Allison Schmitt, Rebecca Adlington e addirittura la danese Lotte Friise, la danesona macina chilometri, tutta potenza e poca grazia, che Miss Pellegrini in vita sua non si era mai ritrovata davanti. "Mi fa rabbia aver dato tanto e non aver raccolto niente - si lascia scappare l'azzurra - i tempi in allenamento sono buoni, la verità è che non riesco più a trasferirli in gara. Non fa rabbia la sconfitta, sono stata battuta tante volte, certo farmi superare anche dalla Friis, proprio lei che non c'é mai riuscita...". Anche a Pechino i 400 erano stati un flop, e poi ci fu l'exploit dei 200: ma tra quei Giochi e questi c'é stato di tutto, e non solo il doppio titolo iridato. La morte choc di Alberto Castagnetti, quel vuoto improvviso colmato con una ricerca matta e disperatissima di un tecnico: due anni tormentati con cambiamenti improvvisi: da Stefano Morini alla fuga a Parigi con Philippe Lucas, per tornare a casa agli ordini di Federico Bonifacenti, licenziato ancora prima di cominciare a nuotare. Poi l'ennesima virata: Roma, a bordovasca Claudio Rossetto, nel cuore Filippo Magnini. E adesso un'Olimpiade che non le regala il sorriso. "Ho dato tutto, sono delusa perché si poteva vincere con 4'01", non ci sono riuscita e va bene, anzi no - dice - di più comunque non avrei potuto fare. Ma fisicamente sto bene, non cerco scuse e non voglio dare colpe, escludo categoricamente che sia un problema mentale. Se ci sono colpe sono mie. Sono entrata per fare una gara d'attacco, non ne avevo più". Adesso quell'anno sabbatico che aveva già annunciato per riprendersi in mano la sua vita, diventa una via di fuga dal nuoto? A Londra anche altri big hanno dato segni di cedimento, Michael Phelps su tutti. "Il nuoto è l'amore della mia vita, più che ricambio generazionale direi affaticamento dei veterani - abbozza un sorriso Federica - lui forse smetterà, io di anni ne ho meno e posso permettermi, se volessi, di ricominciare. Certo se il riposo dovesse piacermi...". Una battuta che suona come un pensiero ad alta voce. "Ho perso tante volte in carriera e ora sono pronta a voltare pagina, bisogna crederci". Non c'é la grinta della leonessa di un tempo, ma c'é poco tempo per mettersi a pensare: ci sono subito i 200, un titolo olimpico da difendere, e l'orgoglio, più che la rabbia, da far riaffiorare sull'acqua. Di nuovo alleata e non nemica.

L'azzurro Fabio Scozzoli si è piazzato al 7/o posto della finale dei 100 metri rana di Londra 2012, vinta dal sudafricano Cameron Van der Burgh.
"Non so cosa sia successo, arrivato ai 75 metri che ero veramente impiccato. Ho nuotato male, dovrò rivedere, è andata così. Sono abituato a gareggiare al fianco di Van der Burgh - ha aggiunto - lui era il treno giusto per fare una bella gara e prendere questa medaglia. E' andata male, è comunque una finale olimpica, una bella esperienza, voltiamo pagina". (ANSA)

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