Il governo ha intenzione di fare ricorso alla Consulta per contestare i provvedimenti della magistratura che rischiano di portare alla chiusura degli impianti dell'Ilva di Taranto. Lo ha detto al Gr1 il sottosegretario alla Presidenza del Consiglio Antonio Catricalà.
"Partiamo dal presupposto che la tutela della salute e dell'ambiente è un valore fondamentale che anche il governo vuole perseguire e anche dal presupposto che noi rispettiamo le sentenze dei giudici. Però, alcune volte queste sentenze - ha spiegato Catricalà - non sembrano proporzionate rispetto al fine legittimo che vogliono perseguire e quindi noi chiederemo alla Corte Costituzionale di verificare se non sia stato menomato un nostro potere: il potere di fare politica industriale".
A proposito del rischio di uno scontro con la magistratura, il sottosegretario ha replicato: "No. Noi contestiamo un singolo atto ritenendolo sproporzionato. Noi abbiamo stabilito con un decreto legge in linea con un orientamento preciso del Tribunale della Libertà di continuare le lavorazioni che non sono dannose, che non sono nocive e nel frattempo cominciare seriamente la politica di risanamento. E abbiamo stanziato centinaia di milioni proprio per questo. Questo decreto legge resterebbe privo di qualsiasi valore se l'industria dovesse smettere di lavorare, se il forno si dovesse spegnere. Sarebbe un fatto gravissimo per l'economia nazionale, sarebbe un fatto grave non solo per la Puglia ma per l'intera produzione dell'acciaio in Italia". Infine, Catricalà ha spiegato che i ministri che saranno in missione a Taranto il 17 agosto "dovranno parlare con il Presidente della Regione, con la Provincia, con il Comune. Speriamo che possano parlare anche con il Procuratore della Repubblica. E' chiaro che dovranno parlare anche con Ilva. La missione è molto importante e potrebbe anche servire a evitare il ricorso alla Corte Costituzionale".