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Pussy Riot, la condanna
non rilancia la protesta

Lo sdegno internazionale suscitato dalla condanna a due anni di reclusione per le tre componenti delle Pussy Riot per ora non e' servito a rianimare il movimento di opposizione contro il presidente russo Vladimir Putin. La prima protesta organizzata ieri dopo la sentenza-scandalo ha raccolto appena cinquecento persone, secondo stime di giornalisti indipendenti presenti sul posto.


  L'unica fermata dalle forze dell'ordine e' stata una ragazza che indossava un passamontagna bianco, simbolo della band punk femminista cui appartengono le imputate, processate per aver inscenato una performance 'blasfema' nella Cattedrale di Mosca.


  "Continueremo a scendere in piazza, che cosa altro ci e' rimasto da fare?", ha dichiarato all'agenzia di stampa statale 'Ria-Novosti' la 25enne attivista Maya, partecipando alla commemorazione dell'anniversario del colpo di stato del 19 agosto 1991, tenutasi di fronte alla Casa Bianca, sede moscovita del governo federale. Indetto dal partito di opposizione 'Parnas', all'evento hanno partecipato anche figure di spicco del movimento dei 'Nastri Bianchi' che fra il dicembre e il maggio scorsi porto' in piazza migliaia di russi: in particolare il blogger Alexei Navalny e lo scrittore Boris Akunin. 

"Il controverso caso Pussy Riot", ha spiegato dal canto suo al quotidiano 'Vedomosti' Alexei Grazhdankin, vice direttore del Centro 'Levada', importante istituto demoscopico, "non servira' a dare nuova vita alle proteste nate questo inverno, e che hanno unito cittadini di credo politico e religioso differente. Le persone sono pronte a scendere in prima linea solo per cio' che si ripercuote direttamente sulla loro vita presente e sulle prospettive future": e non e' questo il caso, ha aggiunto Grazhdankin. Per questo il Cremlino sembra tranquillo. 

Come hanno riferito in via riservata fonti nell'amministrazione presidenziale, sempre a 'Vedomosti', la leadership politica e' convinta che nonostante i problemi creati dal caso all'immagine della Russia, la storia delle Pussy Riot potrebbe anzi giocare a vantaggio delle autorita' al potere, privando il movimento di opposizione della sua componente piu' moderata, famiglie e pensionati, e di quella piu' attiva, i nazionalisti, da sempre legati alla causa ortodossa. La prossima manifestazione di massa dopo la 'pausa estiva' e' prevista comunque per il 15 settembre prossimo, e si svolgera' ancora una volta a Mosca.

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