Ci sono anche quattro donne tra i circa centoventi minatori che, a turno, da domenica notte occupano la miniera della Carbosulcis a Nuraxi Figus, nel territorio di Gonnesa nel Sulcis. Stamane, assieme ai colleghi, sono entrate nella gabbia che le ha portate nelle viscere della terra alla profondita di quasi 400 metri.
Un viaggio di quattro o cinque minuti verso un altro mondo fatto di duro lavoro con turni di sette ore al giorno per sei giornate di fila. Dopo quattro giorni di riposo si riprende il turno. Sono in tutto sette le donne che lavorano assieme a circa trecento minatori che lottano per la sopravvivenza dell'ultima miniera attiva del Sulcis.
"Fanno soprattutto lavori di controllo, piu' adatti a loro", spiega Sandro Mereu della Rsu, "ma sono a tutti gli effetti minatori come gli altri. Oggi", spiega, "la miniera non e' piu' quella di una volta: si lavora con macchinari all'avanguardia e in totale sicurezza ma rimane un lavoro difficile e faticoso". Mereu, raggiunto al telefono mentre si occupa di tenere i contatti tra l'interno e l'esterno della miniera, ribadisce la determinazione dei lavoratori che lottano per il futuro della Carbosulcis. "Stamane c'e' stata una nuova riunione", racconta, "nel corso della quale abbiamo confermato la protesta a oltranza fino a che non otterremo le risposte dal governo sul destino dei circa 470 lavoratori della miniera".
Nel frattempo l'occupazione continua cn un presidio all'esterno e uno all'interno. Nei pozzi diversi minatori controllano le tubature dell'acqua per verificare eventuali perdite mentre una ventina di colleghi sono impegnati nella messa in sicurezza delle galleria. "Ci sono pericoli di autocombustione del carbone quando viene a contatto con l'ossigeno per cui bisogna intervenire con l'azoto", spiega Mereu ricordando che gli occupanti custodiscono circa 400 chili di esplosivo.