"Non sta scritto da nessuna parte che la miniera debba chiudere il 31 dicembre". E' quanto ha detto ha detto il sottosegretario allo Sviluppo economico Claudio De Vincenti a Radio anch'io a proposito della miniera della Carbosulcis, precisando che "noi pensiamo che si possano trovare soluzioni". Il sottosegretario De Vincenti ha poi precisato che la miniera della Carbosulcis è al 100% della Regione Sardegna e che quindi è la regione che deve deciderne la chiusura, ma che per il governo sono possibili soluzioni alternative'.
NAPOLITANO, SICURO DI UNA SOLUZIONE - "Vorrei che i minatori del Sulcis, impegnati in una prova durissima, sapessero come mi senta profondamente partecipe della loro condizione e delle loro ansie", afferma Giorgio Napolitano."Capisco fino in fondo la volontà di lotta che manifestano per una causa di vitale importanza per ciascuno di essi e per le famiglie".
"Sono sicuro che non mancherà da parte di nessuno, e tanto meno da parte delle forze del lavoro, la realistica e coraggiosa consapevolezza dell'esigenza di trovare per problemi così acutamente aperti soluzioni sostenibili", dice Napolitano sulla vicenda dei minatori del Sulcis. "Vorrei che i minatori del Sulcis, impegnati in una prova durissima, sapessero come mi senta profondamente partecipe della loro condizione e delle loro ansie. La loro storia è parte integrante della storia del lavoro in Sardegna ed è espressione specialissima di attaccamento alla loro terra e di impegno umano e professionale, anche nelle condizioni più pesanti, nell'interesse generale della Regione e del Paese. Capisco perciò fino in fondo la volontà di lotta che manifestano per una causa di vitale importanza per ciascuno di essi e per le loro famiglie". Giorgio Napolitano interviene con una dichiarazione sulla vicenda dei minatori del Sulcis. "In occasione della mia visita in Sardegna lo scorso febbraio, e incontrando i lavoratori di tutte le aziende a rischio, rilevai pubblicamente come la Sardegna sia stata colpita da una crisi che investe più che in qualsiasi regione un intero assetto produttivo e occupazionale. Di qui la necessità di un profondo ripensamento delle politiche di sviluppo seguite nel passato e di rilancio su basi nuove e più solide dell'economia regionale. Questa esigenza è stata riconosciuta sia dal governo regionale sia da quello nazionale, ed è in atto da mesi uno sforzo per aprire nuove prospettive". "Ritengo che l'incontro in sede nazionale annunciato per venerdì debba costituire un'occasione di bilancio delle verifiche e delle esplorazioni già compiute, e dare prime risposte che possano trasmettere serenità e fiducia in un momento così drammatico specie per i lavoratori raccoltisi nella profondità della miniera. Nello stesso tempo sono sicuro che non mancherà da parte di nessuno, e tanto meno da parte delle forze del lavoro in Sardegna, la realistica e coraggiosa consapevolezza dell'esigenza di trovare per i problemi così acutamente aperti soluzioni sostenibili dal punto di vista della finanza pubblica e della competitività internazionale in un mondo radicalmente cambiato rispetto a decenni orsono".
MINATORE SI TAGLIA POLSO IN DIRETTA TV - Cresce l'esasperazione dei minatori della Carbosulcis, giunti al quarto giorno di occupazione dei pozzi di Nuraxi Figus, a quasi 400 metri di profondità, dove stamani hanno convocato una conferenza stampa davanti alla 'riservetta' in cui è custodito l'esplosivo. "Siamo disperati", hanno detto gli operai e uno dei leader della protesta, Stefano Meletti, della Rsu Uil, particolarmente agitato, si è tagliato un polso gridando: "é questo che dobbiamo fare, ci dobbiamo tagliare?".
Quello di Meletti è stato un gesto fulmineo che ha colto tutti di sorpresa, giornalisti e minatori stessi. Il sindacalista della Rsu è stato subito bloccato dai colleghi che erano attorno a lui: le sue condizioni sono buone, solo ferite superficiali. Ma sono i suoi nervi ad aver ceduto. Di esasperazione ha parlato anche Giancarlo Sau, della Rsu Cgil, spiegando alla stampa il perché della convocazione di cronisti, fotografi e cineoperatori giù nelle viscere della terra. "Siamo pronti a tutto - ha detto indicando col dito la stanza blindata dove sono stivati oltre 690 chili di esplosivo e 1.221 detonatori - E' il momento de 'sa bruvura' (polvere da sparo esplosivo in sardo, ndr)", ha aggiunto senza precisare altro. L'azione di Meletti ha poi fatto precipitare la situazione: dopo comprensibili momenti di caos e tensione, i giornalisti sono stati fatti allontanare e invitati a risalire in ascensore lungo il pozzo per tornare alla luce del sole. I minatori, invece, restano lì a -373 metri.
Intanto viaggiano parallele le due grandi vertenze che tengono con il fiato sospeso migliaia di lavoratori del polo industriale del Sulcis che rischia il de profundis. Alcoa e Carbosulcis sono l'emblema di una protesta estrema per il lavoro che in questi giorni in Sardegna ha raggiunto il suo apice. Prima con i blocchi all'aeroporto e al porto di Cagliari e i tuffi in mare disperati degli operai dell'Alcoa di Portovesme, poi con la clamorosa occupazione della miniera di Nuraxi Figus, a Gonnesa, dei lavoratori della Carbosulcis, da domenica asserragliati a quasi 400 metri di profondità. E da quei pozzi bui e maleodoranti annunciano che la protesta sarà a oltranza fino a quando il governo non darà il via libera al progetto di rilancio della miniera. Per loro sta per cominciare la terza notte nelle viscere della terra. "La nostra battaglia non ha un colore politico ma il colore del pane - dicono i minatori - Non ci possiamo arrendere".
Laggiù a far compagnia al più nutrito gruppo di colleghi uomini ci sono anche quattro donne: Valentina, Giuliana, Valeria e Alice, tutte 'figlie d'arté, con generazioni di minatori alle spalle. "Sono il segno che noi teniamo alla famiglia come valore fondamentale - sottolineano i compagni di lotta - Ci ricordano i vincoli e gli obblighi di un padre di famiglia, il lavoro, il pane". Il destino di questi uomini e donne, duri e fieri, si giocherà venerdì prossimo a Roma. Al ministero dello Sviluppo economico approda infatti il pacchetto complessivo della vertenza Sulcis: Alcoa, Eurallumina, Carbosulcis. E massiccia sarà la presenza nella capitale di lavoratori e amministratori locali sardi. Dovrebbero partire giovedì in nave e puntano a marciare a piedi da Civitavecchia a Roma per un sit-in davanti al Mise.
Il Piano per lo sviluppo del Sulcis, proposto da Regione e Provincia e ora all'esame delle strutture tecniche del ministero, "é una buona base di partenza", fanno sapere dal Mise che si dice pronto a "perseguire l'attuazione di strategie e investimenti finalizzati a riconvertire le produzioni esistenti, ove sia possibile farlo, e a favorire la creazione in tempi adeguati di iniziative durature di sviluppo sostenibile". Ma di parole e di impegni, anche scritti, i lavoratori ne hanno sentiti troppi in questi mesi. "Ora vogliamo i fatti, il tempo è scaduto e le fabbriche stanno per chiudere", hanno ribadito oggi gli operai dell'Alcoa protagonisti di una nuova protesta che ha bloccato per alcune ore la zona attorno al palazzo del Consiglio regionale - 'sconfinando' sino alla stazione ferroviaria per una occupazione lampo dei binari - in occasione del dibattito in Aula sulla vertenza. Cruciale per la crisi del Sulcis la questione energetica.
L'Enel è nel mirino dei lavoratori, ma anche di alcuni parlamentari, per la sua politica tariffaria che, dicono i detrattori, strozza le aziende energivore della Sardegna. Ma anche per le sue scelte strategiche che escluderebbero l'Isola dai prossimi piani di investimento, compreso il progetto integrato della Carbosulcis miniera-carbone-centrale elettrica che prevede la produzione di energia 'pulita' con lo stoccaggio dell'anidride carbonica nel sottosuolo. L'Enel respinge ogni accusa e replica: "stiamo onorando il contratto per acquisire il carbone dalle miniere del Sulcis". Quanto al progetto integrato, viene definito a "elevata complessità tecnica" per il quale c'é bisogno di "un significativo contributo politico".