Milano ha iniziato la giornata di oggi con una messa in Duomo a suffragio del cardinale Carlo Maria Martini, morto ieri a Gallarate.
Alle 12.40 circa sono state aperte le porte del Duomo di Milano e i fedeli hanno iniziato ad entrare, molto numerosi, per dare l'ultimo saluto al cardinale Carlo Maria Martini che qui è stato arcivescovo per 22 anni.
Quando in piazza Duomo a Milano ha fatto il suo ingresso il carro funebre che ha portato la salma di Carlo Maria Martini è partito unapplauso da parte della gente. Il feretro era accompagnato dai famigliari e dai più stretti collaboratori del cardinale.
Ad accogliere la salma di Martini, sul sagrato del Duomo, l'attuale arcivescovo,il cardinale Angelo Scola insieme al consiglio episcopale diocesano e al Capitolo della cattedrale. Presenti, erano fra gli altri il 'sindaco d'agosto' Cristina Tajani, gli assessori Bruno Tabacci e Marco Granelli, il presidente del consiglio comunale Basilio Rizzo e il presidente del consiglio provinciale Bruno Dapei. La bara e' stata portata all'interno del Duomo.
Grande personalità, uomo del dialogo, pastore che ha cercato di buttare giù muri, vescovo che ha voluto entrare in relazione con tutti": sono solo alcune delle definizioni del cardinale Martini raccolte dalle voci delle centinaia di fedeli che si sono raccolti in preghiera fuori dal Duomo in attesa che venissero aperte le porte.
Tra di loro ci sono numerose persone che ricordano il periodo in cui Martini è stato arcivescovo di Milano, dal 1979 al 2002. "Era una persone molto seria - racconta, ad esempio, Giuliana - sembrava quasi che non desse confidenza ma non era così. Era una persona a modo e lo dimostra anche il modo che ha scelto di morire, con grande dignità". A soffermarsi sulle ultime fasi della vita di Martini sono stati anche alcuni dei molti giovani presenti per omaggiare il cardinale. "Anche questa scelta - dice Carla - è uno stimolo alla riflessione, come tutte le sue parole". Tutti sottolineano le doti di apertura e di dialogo di Martini. "Ha detto una frase molto bella - dice Maria Pia Agnello - quando ha detto che Dio non è cattolico, ed è vero: Dio è uguale per tutti".
Il duomo questa notte resterà eccezionalmente aperto per permettere l'accesso alla camera ardente, in una veglia di preghiera.
"Preghiamo Dio: accoglilo nella dimora eterna e fa che riceva dalle mani del suo Signore il premio per le sue fatiche apostoliche": sono le prime parole pronunciate dall'arcivescovo di Milano Angelo Scola all'arrivo della salma del Cardinale Carlo Maria Martini sul sagrato del Duomo di Milano. Ad accompagnare la bara in legno chiaro che custodisce le spoglie di Martini nel suo ultimo viaggio da Gallarate al Duomo c'erano i familiari di Martini, i suoi collaboratori del periodo in cui era arcivescovo di Milano e, in rappresentanza della diocesi di Milano, il vicario generale monsignor Mario Delpini.
Mentre la bara veniva accompagnata sul sagrato, monsignor Paolo Sartor, rivolgendosi ai numerosi fedeli assiepati ai lati delle transenne, ha ricordato brevemente l'esperienza di Martini alla guida dell'arcidiocesi di Milano concludendo con le parole: "Bentornato a casa eminenza, carissimo Padre prega ora per noi come noi preghiamo per te".
Il "raccoglimento" e il silenzio siano gli atteggiamenti prevalenti: a questo ha esortato l' arcivescovo di Milano, il cardinale Angelo Scola, nelle sue parole in Duomo all'apertura della camera ardente di Carlo Maria Martini. "Sia il nostro atteggiamento prevalente il raccoglimento di fronte al mistero della morte - ha detto - nella certezza della resurrezione in cui il vescovo Carlo ha creduto e vissuto". E questo "sarà alimentato dal silenzio della preghiera, dalla memoria viva del suo operare". Scola ha ricordato che "il Padre vuole la salvezza di ogni uomo che muore e nella sua volontà trova pace il nostro cuore". Alla camera ardente sono presenti i due nipoti di Martini, Giulia e Giovanni Facchini Martini, quest'ultimo impegnato nell' Unitalsi.
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