Venerdì 22 Novembre 2024

Gli aspiranti medici?
Sborsano 4,5 mln

 

UNIVERSITA': TEST; 4.5 MLN EURO INTROITO DA ASPIRANTI MEDICI
DOMANI AL VIA PROVE ACCESSO NUMERO CHIUSO IN TUTTA ITALIA
            
            (ANSA) - ROMA, 3 SET - Tentare il sogno di diventare medici o
dentisti costerà in media 55 euro. Circa il 60% degli studenti
che sosterrà le prove di ingresso per il numero chiuso risulta
iscritto ad almeno due prove di ammissione. Uno su dieci ha
speso più di 750 euro per prepararsi al test. Lo rivela una
ricerca di Skuola.net sugli aspiranti medici e dentisti, circa
80.000, attesi domani sui banchi: si stima che nelle casse del
sistema universitario italiano si riverseranno circa 4,5 milioni
di euro. La stima si ottiene considerando il costo medio per il
test, pari a 55 euro negli atenei pubblici. Ma soltanto 10.132,
cioè uno su otto, potranno mettere a frutto questo investimento.
   L'ateneo più economico è l'università di Padova, con soli 27
euro, mentre quello più caro è l'Università del Molise che ne
chiede 120. Non mancano le stranezze: le due università di
Napoli, sebbene afferenti alla stessa graduatoria, costano agli
studenti un prezzo diverso, 50 o 100 euro.
   In proporzione alle spese sostenute, sicuramente il margine
di guadagno per le disastrate casse degli atenei è interessante,
se si paragona quanto chiesto agli studenti per iscriversi al
test con una retta universitaria, che si aggira sui 1.000 euro
pro capite come ordine di grandezza. Non a caso alcune
associazioni studentesche sospettano che dietro all'aumento dei
corsi a numero chiuso ci sia una precisa esigenza di natura
economica. "I corsi a numero chiuso si sono moltiplicati -
dichiara Michele Orezzi coordinatore dell'Udu - con università
che hanno fatto proliferare i test d'ingresso per incassare
soldi dagli studenti. Si tratta di un paradosso, perché si
chiede denaro per esercitare un diritto che è quello allo
studio".
   Infatti se lo sbarramento è obbligatorio per i corsi ad
accesso programmato a livello nazionale, per tutti gli altri si
tratta di una scelta discrezionale a livello locale. Si stima
che nelle sole università statali i corsi con sbarramento
quest'anno siano circa la metà dei totali.
   Così, per non perdere l'anno, aumenta il numero di coloro che
decidono di iscriversi a più di una prova di ammissione per
avere maggiori probabilità di successo: secondo un sondaggio di
Skuola.net, circa il 60% degli studenti che sosterranno le prove
di ingresso per i corsi a numero chiuso sono iscritti ad almeno
due prove di ammissione. Uno su cinque addirittura ha dichiarato
di essersi prenotato per tre o più test. Spesso infatti le
alternative sono corsi di laurea che hanno alcuni esami in
comune con quello desiderato, così da poter ritentare la sorte
l'anno successivo con qualche credito formativo già in cascina.
Oppure si sfrutta la differente calendarizzazione dei test per
l'accesso a corsi omologhi in atenei privati e pubblici.
   "L'aspirante matricola è un buon cliente anche per le aziende
specializzate nell'organizzazione dei corsi di preparazione ai
test - dichiara Daniele Grassucci, responsabile dei Contenuti
del portale - Infatti, sempre secondo una ricerca di Skuola.net,
uno su tre fra quelli che svolgeranno i test ne ha preso parte.
La spesa? Si parte da cifre inferiori ai 100 euro, per i corsi
organizzati dagli stessi atenei, fino ad arrivare a pacchetti
completi vacanza più studio. Uno su dieci fra gli intervistati
dichiara di aver speso cifre superiori ai 750 euro per i corsi".
(ANSA).

Tentare il sogno di diventare medici o

dentisti costerà in media 55 euro. Circa il 60% degli studenti

che sosterrà le prove di ingresso per il numero chiuso risulta

iscritto ad almeno due prove di ammissione. Uno su dieci ha

speso più di 750 euro per prepararsi al test. Lo rivela una

ricerca di Skuola.net sugli aspiranti medici e dentisti, circa

80.000, attesi domani sui banchi: si stima che nelle casse del

sistema universitario italiano si riverseranno circa 4,5 milioni

di euro. La stima si ottiene considerando il costo medio per il

test, pari a 55 euro negli atenei pubblici. Ma soltanto 10.132,

cioè uno su otto, potranno mettere a frutto questo investimento.

   L'ateneo più economico è l'università di Padova, con soli 27

euro, mentre quello più caro è l'Università del Molise che ne

chiede 120. Non mancano le stranezze: le due università di

Napoli, sebbene afferenti alla stessa graduatoria, costano agli

studenti un prezzo diverso, 50 o 100 euro.

   In proporzione alle spese sostenute, sicuramente il margine

di guadagno per le disastrate casse degli atenei è interessante,

se si paragona quanto chiesto agli studenti per iscriversi al

test con una retta universitaria, che si aggira sui 1.000 euro

pro capite come ordine di grandezza. Non a caso alcune

associazioni studentesche sospettano che dietro all'aumento dei

corsi a numero chiuso ci sia una precisa esigenza di natura

economica. "I corsi a numero chiuso si sono moltiplicati -

dichiara Michele Orezzi coordinatore dell'Udu - con università

che hanno fatto proliferare i test d'ingresso per incassare

soldi dagli studenti. Si tratta di un paradosso, perché si

chiede denaro per esercitare un diritto che è quello allo

studio".

   Infatti se lo sbarramento è obbligatorio per i corsi ad

accesso programmato a livello nazionale, per tutti gli altri si

tratta di una scelta discrezionale a livello locale. Si stima

che nelle sole università statali i corsi con sbarramento

quest'anno siano circa la metà dei totali.

   Così, per non perdere l'anno, aumenta il numero di coloro che

decidono di iscriversi a più di una prova di ammissione per

avere maggiori probabilità di successo: secondo un sondaggio di

Skuola.net, circa il 60% degli studenti che sosterranno le prove

di ingresso per i corsi a numero chiuso sono iscritti ad almeno

due prove di ammissione. Uno su cinque addirittura ha dichiarato

di essersi prenotato per tre o più test. Spesso infatti le

alternative sono corsi di laurea che hanno alcuni esami in

comune con quello desiderato, così da poter ritentare la sorte

l'anno successivo con qualche credito formativo già in cascina.

Oppure si sfrutta la differente calendarizzazione dei test per

l'accesso a corsi omologhi in atenei privati e pubblici.

   "L'aspirante matricola è un buon cliente anche per le aziende

specializzate nell'organizzazione dei corsi di preparazione ai

test - dichiara Daniele Grassucci, responsabile dei Contenuti

del portale - Infatti, sempre secondo una ricerca di Skuola.net,

uno su tre fra quelli che svolgeranno i test ne ha preso parte.

La spesa? Si parte da cifre inferiori ai 100 euro, per i corsi

organizzati dagli stessi atenei, fino ad arrivare a pacchetti

completi vacanza più studio. Uno su dieci fra gli intervistati

dichiara di aver speso cifre superiori ai 750 euro per i corsi".

 

 

Tutto pronto per l'inizio dei test di

ammissione ai corsi di laurea a numero programmato, che

cominceranno domani con quelli di Medicina e di Odontoiatria. Ma

non si placa la polemica nei confronti del sistema del numero

chiuso: oggi il Codacons ha chiesto al premier Monti e al

ministro dell'istruzione Profumo di eliminare le prove di

ammissione e rendere libero l'accesso all'università.

   I primi ad affrontare il pacchetto di domande (un'ottantina

di quesiti di cultura generale) saranno dnque, domani, gli

aspiranti medici e odontoiatri che intendono seguire le lezioni

in lingua italiana. Mercoledì 5 settembre sosterranno la stessa

prova coloro che vorranno invece seguire un corso di laurea in

Medicina e Odontoiatria, ma in lingua inglese; si potrà

sostenere il test oltre che in Italia in altri paesi: Germania,

Gran Bretagna, India, Polonia e Stati Uniti. Solo uno studente

su otto, però, riuscirà a realizzare il sogno di studiare per

diventare medico o odontoiatra: i posti disponibili sono 10.173

per Medicina e circa 900 per Odontoiatria, e a contenderseli

saranno in 77 mila.

   Sui test di ammissione pende però il rischio che la Corte

Costituzionale definisca incostituzionale il numero chiuso, come

ricorda il Codacons che paventa la possibilità, in caso

affermativo, di una class action per i non ammessi e per questo

ha provveduto a diffidare il Ministero dell'Istruzione chiedendo

l'eliminazione dei test di ammissione. "Il numero chiuso

all'università è assurdo e antistorico peraltro i test di

ammissione, con domande magari di cultura generale, non

selezionano certo quelli che saranno, ad esempio, i medici

migliori. Non si capisce, poi, perché qualche ora di test

dovrebbe valere più del voto conseguito alla maturità, dopo un

percorso durato ben cinque anni di studio. Per migliorare la

qualità della nostra sanità la selezione andrebbe fatta durante

gli anni universitari, attraverso esami più selettivi e non

certo con un test di un centinaio di domande da risolvere in

qualche ora" afferma il presidente del Codacons, Marco Donzelli.

Inoltre, sottolinea l'associazione, è ormai accertato che non vi

è un esubero di medici in Italia, e per questo vi sono assessori

regionali alla sanità che hanno già chiesto l'eliminazione del

numero chiuso.

   Dal canto suo l'Unione degli universitari ribadisce la sua

contrarietà al numero chiuso e che vigilerà sul regolare

andamento delle prove e preannuncia ricorsi in caso di

irregolarità. 

 

 

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