Archiviata l'indagine ministeriale sulla concessione della detenzione domiciliare al manager della sanità siciliana Michele Aiello, condannato a 15 anni e 6 mesi per associazione mafiosa e corruzione e uscito dal carcere, alla fine del febbraio scorso, perché affetto da favismo. I giudici avevano motivato il loro provvedimento sulla base del fatto che il vitto carcerario prevede solo fave e piselli e gli ispettori del ministero della Giustizia non hanno ravvisato alcuna irregolarita' nel fatto che il tribunale di sorveglianza dell'Aquila non abbiano imposto alla direzione del carcere di Sulmona, in cui Aiello era detenuto, di consentire al condannato di avere un menu particolare.
Ne' vi sono irregolarita' nel fatto che, a fronte del fatto che il carcere non cambiava registro, non era stato proposto il trasferimento di Aiello. L'indagine cosi' e' chiusa e a pagare e' stato solo il direttore del carcere, Sergio Romice, che in maggio era stato trasferito a Pescara. Aiello era stato condannato nell'ambito dell'inchiesta sulle Talpe in procura, assieme - fra gli altri - all'ex presidente della Regione Sicilia, Toto' Cuffaro, che ha avuto sette anni e che sta scontando la pena a Rebibbia dal gennaio dell'anno scorso. La concessione dei domiciliari ad Aiello aveva fatto discutere. Secondo molti osservatori sarebbe bastato che il tribunale ordinasse alla direzione del carcere di cambiare la dieta di Aiello, cosa che normalmente avviene per i detenuti islamici, diabetici, ipertesi, di religione ebraica. Ma secondo gli ispettori di via Arenula dare queste disposizioni non spettano ai magistrati. E cosi', dopo che per piu' volte non si era riusciti a privare Aiello di fave e piselli, sempre presenti nel menu carcerario e pericolosissimi per il regista della rete di talpe alla Procura di Palermo, i giudici lo avevano messo fuori.