Ognuno ha proposto una propria ricetta di sviluppo, non sono mancati i giudizi critici sulle esperienze passate ma alla fine le differenze sostanziali sono state poche. Siamo solo all'inizio della campagna elettorale e i toni sono improntati per ora alla cautela. L'occasione è stata data dall'apertura dello Sherbeth, il festival del gelato artigianale di Cefalù (Palermo), che ha riunito in una sala molto affollata Nello Musumeci (Pdl), Rosario Crocetta (Pd e Udc), Claudio Fava (Sel e Idv), Mariano Ferro (Forconi), Giancarlo Cancelleri (Movimento 5 stelle), Gianfranco Miccichè (Grande Sud) e Davide Giacalone (Leali alla Sicilia). Giovanni Pepi, condirettore del Giornale di Sicilia, ha coordinato il dibattito. Legalità, riforma della Regione, propositi e progetti politici, crisi economica, lavoro, lotta alla mafia sono stati i passaggi principali del confronto. Molto battuto anche il tema della eccessiva dilatazione della macchina burocratica della Regione. Sul rimedio si sono ritrovati un po' tutti d'accordo: é necessario un ridimensionamento degli sprechi e degli appesantimenti procedurali che hanno provocato danni gravi al corretto funzionamento degli apparati. Ma è sul rinnovamento della politica che i toni sono stati diversi. Per Ferro e il candidato grillino la richiesta più significativa è stata quella delle "facce nuove" e di un taglio netto dei privilegi. Gli altri hanno riconosciuto una "responsabilità politica" da distribuire senza molte distinzioni ma hanno richiamato anche la necessità di avanzare proposte nuove di sviluppo. Poche riforme all'insegna della legalità e della lotta alla corruzione e alla mafia infiltrata nelle istituzioni. Sia Crocetta che Musumeci, e prima di loro Fava, hanno concordato sul fatto che nelle loro liste non troveranno posto candidati indagati per mafia o per reati contro la pubblica amministrazione. Forte l'impegno di cambiare pagina. Micciché, che è stato sottosegretario nel governo Berlusconi, ha ricordato con accenti critici la fase conclusiva di quella esperienza e ha detto che la Sicilia deve puntare sulla propria autonomia e sulle proprie risorse togliendo spazio ai partiti nazionali. Sulla lotta alla mafia il candidato dei Forconi ha usato parole dissonanti. Pur riconoscendo i danni provocati dalla criminalità, ha sostenuto che più della mafia teme lo Stato che impone tasse esose. E ha aggiunto: "Molto più devastanti sono stati i cambi di maggioranza". Per Ferro c'é anche una "mafia dell'informazione" che dedica poca attenzione al suo movimento. Risposte indirette sono venute prima da Crocetta ("La mafia è un sistema da capovolgere, è dentro lo Stato, Falcone e Borsellino sono morti per questo") e da Musumeci: "Bisogna innestare una nuova cultura nel nostro sistema burocratico e aiutare le imprese a sopravvivere. Contro la mafia una lotta vera praticata e non solo predicata".