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Lively racconta
il caos della vita

Penelope Lively
"E' iniziata così"
(Guanda, pp. 286 - 16,50 euro)

E' il caso a scompaginare la vita delle persone, in una concatenazione di fatti e fatterelli che nascono uno dall'altro, come nel gioco delle pedine del Domino, pur non avendo in apparenza alcun collegamento. 

E' la teoria del caos del mondo, che non ha fine e l'inizio può essere in qualsiasi punto. Lo sa bene Penelope Lively che, in questo suo ultimo romanzo, ha deciso di indagare, inseguire con gran semplicità e inventiva a livello di vite normali quell'ipotesi secondo cui un battito d'ali di una farfalla in una parte del mondo può finire per scatenare una tempesta in un'altra parte del globo. Qui tutto resta circoscritto a Londra, all'Inghilterra e così l'immagine con cui l'autrice sintetizza la situazione rispetta questa visione più quotidiana e ristretta: "Diverse vite sono entrate in collisione, la versione umana di un tamponamento autostradale, e il mascalzone sul furgoncino bianco che ha premuto il freno provocando tutto intanto è lontano chilometri, indifferente, fuori dalla scena. E magari si gode tranquillo una frittura alla stazione di servizio". 

Charlotte, un'anziana professoressa in pensione, molto indipendente, subisce uno scippo e cadendo si rompe l'anca, è costretta a trasferirsi per il tempo della convalescenza a casa della figlia Rose. Questa, per assistere la madre, non può accompagnare a un'importante conferenza Lord Henry Peters, prestigioso accademico di storia dell'Ottocento di cui è segretaria, che decide di sostituirla per l'occasione con la nipote Marion. Marion manda quindi un sms a Jeremy, suo amante, per comunicargli che non potrà andare al loro appuntamento, messaggino che viene intercettato da Stella, la moglie di Jeremy, che mette in crisi il loro matrimonio. Ma il susseguirsi di fatti non termina qui, ci sono ancora Jerry, Anton, Mark, solo per citare qualcuno più direttamente coinvolto con i personaggi sin qui citati. 

"Dunque la storia era questa... le storie innescate in modo così capriccioso da un fatto accaduto per strada a Charlotte. Ma di certo questa non è la fine della storia, delle storie - scrive l'autrice, prima di chiudere la propria narrazione -. Il finale è un artificio; i finali ci piacciono, sono soddisfacenti e utili e mettono un punto. Ma il tempo non si ferma, e le storie marciano di pari passo col tempo. Allo stesso modo la teoria del caos non prevede un finale". Un racconto lieve, ma sempre col sorriso sotto i baffi, ironico, brillante quanto malinconico nel suo sconvolgere anche drammaticamente le esistenze di alcuni o finendo per migliorare quelle di altri (basti citare l'incontro di Rose con un immigrato polacco, Anton, cui la madre insegnava l'inglese) per far riflettere non solo sulla forza del destino, ma anche su quanto ognuno di noi possa metterci per affrontarlo, quando si presenta imprevisto. Per questo ogni personaggio è seguito e indagato non superficialmente nel suo carattere che gli permette, o meno, di fare i conti con tanti accidenti casuali che possono essere un momento di disfatta o mutarsi in un'occasione.

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