Sabato 16 Novembre 2024

Bersani conferma
l'alleanza con Sel,
ma è scontro con l'Udc

Il leader del Pd, Pier Luigi Bersani, tirato per la giacca da Nichi Vendola da un lato e da Pier Ferdinando Casini dall'altro prova a tenere il punto ma nel partito il tema delle alleanze crea fibrillazione. Il segretario prova a chiudere le polemiche sulla 'foto del Palazzaccio' con il governatore pugliese accanto ad Antonio Di Pietro, Paolo Ferrero e Oliviero Diliberto, che pure ha rimaterializzato in alcuni lo 'spettro' dell'Unione (il "caravanserraglio", come lo definisce Marco Follini) ma la tensione resta. Tanto più che il leader centrista Casini cavalca la vicenda e avverte: "nessuna alleanza con chi appoggia il referendum sull'articolo 18".

"Ogni giorno ha la sua pena...", alza le spalle Bersani, ma nel partito c'é anche chi non dà tutti i torni a Casini su questo punto. Tanto più che in serata, Vendola fa sapere "io mi alleo, ma non mi arrendo", al Pd. Ma a scaldare gli animi è soprattutto il tema della riforma della legge elettorale dal quale dipende direttamente il dossier alleanze. E sul quale, non a caso, si registra lo scontro più duro tra Casini e Bersani. Il leader centrista, rivolgendosi direttamente a Bersani, fa sapere che l'Udc è pronto anche a trattare sul premio di maggioranza ma non mollerà mai sulle preferenze. Un'apertura che però non convince Bersani, sospettoso sulla possibilità che i centristi abbiano un accordo 'sottobanco' con Lega e Pdl per una modifica 'alla tedesca' del sistema di voto che potrebbe portare all'ingovernabilità e aprire la strada a un Monti bis.

I centristi - avverte allora Bersani - devono "stare attenti a quello che pensano perché il Paese va governato; noi non scherziamo". Ma "più di così cosa devo fare?", si sfoga Casini, "che cosa si vuole da me, anche il sangue?". E d'altra parte Bersani ha il suo daffare a contenere anche il pressing interno, e non più solo dall'area lettiana, perché si rinunci ai collegi e si medi sulle preferenze per incassare un premio di maggioranza consistente al partito. Il timore di chi la pensa così è che alla fine Bersani abbia scelto di puntare a un 'nulla di fatto' sulla legge elettorale per mantenere il Porcellum. Ma - si sottolinea da chi vuole il compromesso su preferenze e premio al partito - questo significa non fare i conti con Berlusconi perché qualora l'ex premier decidesse di lanciare una volata a Monti, con il Porcellum si materializzerebbe una coalizione sotto il nome del Professore che metterebbe all'angolo il Pd.

Molto meglio - è allora l'idea di quest'ala che preme sul segretario per un'intesa - puntare a un sistema proporzionale con un consistente premio di maggioranza al partito per accordarsi dopo le elezioni con Sel e Udc. Una linea che, tra l'altro, 'neutralizzerebbe' le primarie ma che Bersani ha sempre rifiutato ribadendo la necessità che gli italiani sappiano la sera delle elezioni chi sarà alla guida del governo.

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