Le disposizioni sono contenute in una direttiva che la Procura ha consegnato oggi ai tre ingegneri-custodi giudiziari degli impianti dell'area a caldo - Barbara Valenzano, Emanuela Laterza e Claudio Lofrumento - e al presidente dell'Ilva, Bruno Ferrante, anche lui nelle vesti di custode e amministratore. Nella direttiva si ricorda che il sequestro degli impianti dell'aria a caldo del siderurgico è senza facoltà d'uso e che gli impianti non possono essere utilizzati a fini produttivi, così come già indicato nel decreto di sequestro confermato dal Tribunale del Riesame, ma si raccomanda anche di salvaguardarli. Secondo la Procura, non sarebbe possibile adeguare gli impianti dal punto di vista ambientale e contemporaneamente produrre acciaio in quanto gli stessi impianti inquinano. Secondo fonti vicine alla Procura, potrebbero essere le cokerie i primi impianti a subire un brusco ridimensionamento sul piano produttivo, sino alla eventuale fermata. Sulle 10 cokerie attualmente in funzione, più della metà - secondo quanto accertato dagli ingegneri-custodi - sarebbero da risanare quasi completamente. Discorso simile per gli altiforni: ce ne sono cinque, quattro quelli attualmente in funzione, ma un paio di questi avrebbero bisogno di un restyling completo. La prossima settimana, ha ribadito stasera Ferrante dopo l'incontro con il ministro Clini in Prefettura a Taranto, l'Ilva consegnerà alla Procura una serie di proposte di interventi per ridurre l'inquinamento, mentre il piano finanziario verrà approntato dopo la conclusione della procedura per la nuova Autorizzazione integrata ambientale (Aia). Per i parchi minerali in particolare, una delle aree sotto sequestro e indicate come uno dei fattori maggiormente inquinanti a causa della dispersione delle polveri sulla città, "occorre fare uno studio di fattibilità su soluzioni diverse da quelle attuali - ha detto Ferrante - ma occorre fare anche qualche intervento più immediato". Diverso il discorso sulla produzione, che attualmente all'Ilva è a poco meno del 70%. "Io so, per quanto dicono i tecnici - ha detto ai giornalisti il presidente dell'Ilva - che se si abbassa il livello produttivo, o meglio il livello di funzionamento degli impianti, si inquina di più. C'é un limite di inquinamento minimo che va tenuto presente". Il discorso sulla produzione, ha voluto aggiungere Ferrante, va fatto "in maniera molto chiara e netta, senza sotterfugi e senza falsi atteggiamenti", perché "bisogna trovare il punto di equilibrio che possa soddisfare una serie di esigenze", che vanno dalla tutela dell'occupazione a quella dell'ambiente, dalla salvaguardia degli impianti alla sostenibilità economica degli interventi. Di fatto la prossima settimana nel Siderurgico tarantino i custodi dovranno attuare operativamente quanto contenuto nel decreto di sequestro del 26 luglio. "L'Ilva deve collaborare di più con i custodi, e anche con la Regione e il ministero", ha detto stasera il ministro Clini quasi a voler spronare l'azienda, facendo intendere che il risanamento ambientale deve essere colto dall'Ilva come una occasione per compiere un salto di qualità importante nel panorama industriale. La patata bollente è più che mai nelle mani del colosso siderurgico.
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