Ancora una vicenda che getta ombre cupe sulla produzione di tecnologia in Cina, o forse sulle reali intenzioni di chi teme la concorrenza del gigante asiatico. Un'indagine condotta da Microsoft svela che un elevato numero di versioni piratate del software Windows OS installate nei PC in vendita nell'Impero di Mezzo contengono un sofisticato virus chiamato "Nitol.A". Lo riferisce agichina24.it.
Che cos'e', come funziona e che danni puo' arrecare il malware? Su un campione di 20 PC acquistati in Cina, Microsoft riscontra la presenza di Nitol.A in quattro computer: 3 sistemi sarebbero semplicemente degli "zombie", che pero' vengono "risvegliati" e iniziano a far danni una volta che l'ignaro utente del quarto computer si connette alla rete.
Quest'ultima versione, infatti, e' una specie di "pifferaio magico" capace di controllare gli altri PC infetti e scatenarli a commettere crimini informatici, che vanno dalla sottrazione dei dati bancari alla conduzione di veri e propri atti di cyber-guerra.
Chi lavora, gioca, o utilizza un PC infetto, in altri termini, continua a condurre le sue attivita' quotidiane, mentre il suo computer viene impiegato per il furto di dati personali o viene addirittura arruolato in una botnet, una rete occulta creata per condurre attacchi coordinati contro altre reti, contagiando a catena altri computer. Tutte attivita' di cui il proprietario del primo PC non verra' mai a conoscenza. I burattinai di questa armata di computer zombie si nascondevano dietro il sito 3322.org, registrato a nome di una societa' chiamata Bei Te Kang Mu Software Techonlogy, il cui proprietario Peng Yong nega qualsiasi coinvolgimento.
Secondo uno dei capi della sicurezza Microsoft Richard Domingues Boscovich, tuttavia, il sito e' noto per aver condotto attivita' del genere fin dal 2008. Il 10 settembre Microsoft finalmente ottiene il permesso di prendere il controllo del sito 3322.org da un tribunale della Virginia. Si tratta, al di la' delle questioni tecniche, di una vicenda che rende l'idea delle continue schermaglie che si combattono dietro i collegamenti alla Rete, capaci di proiettare l'idea di conflitto - tra Stati, tra societa' private, tra gruppi politici, tra bande criminali, magari ai danni di privati cittadini - a livelli di cui spesso il semplice utente che si connette a internet e' completamente all'oscuro.
Il 26 settembre prossimo si terra' un primo interrogatorio con Peng Yong e altri tre sospetti ancora anonimi: "Stiamo cercando di raggiungere Peng - conclude Boscovich nelle sue dichiarazioni al magazine PC World - e anche se non siamo sicuri che sia lui la persona che gestisce la botnet, vogliamo riuscire a parlargli.
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