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Al Qaida: uccidete
gli ambasciatori Usa

Non bastava l'appello di Al Qaida nel Maghreb islamico ai "veri musulmani" del Nord Africa ad uccidere gli ambasciatori americani, così come accaduto a quello di Tripoli (la cui fine è definita il "miglior regalo" agli Stati Uniti per l'anniversario dell'11 settembre). Ora ci si è messo anche il giornale satirico francese Charlie Hebdo, che ha annunciato, per domani, la pubblicazione di alcune vignette "pepate" su Maometto. Insomma, mentre tutti si affannano a cercare di far abbassare la tensione che attraversa il mondo islamico per il film su Maometto, l'iniziativa del settimanale transalpino rischia di gettare altra benzina su un fuoco che certo non ha bisogno di essere alimentato.

Il primo ministro francese, Jean-Marc Ayrault, ha subito messo le mani avanti affermando di essere contro tutti gli eccessi e per la libertà d'espressione. Ma è ovvio che, in questo momento, tutto avrebbe voluto meno che affrontare quella che si preannuncia come una nuova pesantissima grana, viste le proteste e le violenze in occasione di altre vignette sul Profeta. L'appello di Aqmi a uccidere gli ambasciatori americani in Nord Africa ha i naturali destinatari nei salafiti che alimentano da mesi una guerriglia, prima politica ora sul campo, contro i rispettivi governi incapaci, a loro dire, di fare vincere l'Islam sugli infedeli, e con esso la sharia e, domani chissà, il califfato.

Un invito inequivocabile che cerca di riunire, sotto un comune denominatore, tutti gli estremisti islamici, ponendo loro un target ben preciso: i rappresentanti diplomatici del 'Satana americano', che nulla ha fatto per fermare quel film, se non addirittura lo ha incoraggiato. Un ennesimo segnale di come ormai la tensione stia montando (con la sola eccezione dell'Algeria, passata indenne dalla marea delle proteste) e, come nel caso della Tunisia, stia mettendo alle corde un governo sino ad oggi fin troppo comprensivo nei confronti dei salafiti.
Non si fa attendere la reazione d'oltreoceano: in serata il segretario di Stato Usa Hillary Clinton ha annunciato che l'amministrazione Obama prenderà delle "misure forti" per la protezione delle ambasciate e di tutte le sedi diplomatiche Usa nel mondo dove i dispositivi di sicurezza sono in corso di revisione.

In questo clima, il ministro degli Esteri italiano, Giulio Terzi, ha voluto rassicurare tutti: le nostre rappresentanze diplomatiche nei Paesi investiti dalla protesta, o che potrebbero esserlo, sono protette. Lo ha confermato uno screening fatto appena poche ore fa e che ha riguardato ambasciate e consolati italiani in venti Paesi ritenuti potenzialmente pericolosi. La protesta per "L'innocenza dei musulmani" continua comunque a scuotere tutto il mondo islamico. Nell'India a maggioranza indu, i musulmani hanno protestato a Chennai (imponendo la chiusura del consolato americano per evitare problemi più seri); lo stesso sta accadendo in Kashmir ed anche in Pakistan, dove di certo non c'era bisogno di questa mediocre opera cinematografica per attizzare una rabbia che ha ben altri motivi. A Peshawar la polizia è dovuta intervenire, con gas lacrimogeni e manganelli, per bloccare duemila persone dirette verso il consolato Usa. E nel vicino Bangladesh il governo ha deciso di bloccare ogni possibilità d'accesso su YouTube, sul quale il film viaggia ancora indisturbato. L'Egitto, dopo i disordini di piazza Tahrir, ha deciso di imboccare anche la via giudiziaria, con la Procura del Cairo che ha rinviato a giudizio nove egiziani copti per avere finanziato o comunque contribuito in qualche maniera al film. Una mossa non inaspettata ma che probabilmente finirà per rendere ancora più tesi i rapporti con la comunità copta, che di per sé si sente discriminata e non protetta.

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