Sabato 23 Novembre 2024

Spread in rialzo
a quota 350

Lo spread Btp-Bund supera i 350 punti base (352) con il rendimento del Btp a 10 anno al 5,16%. Il differenziale tra i decennali spagnoli e tedeschi è risalito a 440 punti base con il tasso dei Bonos al 6,04%. Oggi Madrid collocherà titoli a 12 e 18 mesi fino a 4,5 miliardi.

BORSA MILANO: CEDE (-1,1%) CON FIAT, OCCHI SU TI MEDIA E RCS - Peggiora Piazza Affari e segna un calo dell'indice Ftse Mib dell'1,15%%. Sul listino pesa Fiat (-2,45%) dopo il dato deludente e peggiore del mercato sulle immatricolazioni in Europa. Male anche i titoli finanziari a partire da Intesa (-2,9%) e Generali (-2,06%) che risentono a distanza dei rinnovati timori per la crisi della Spagna. Cede anche Mediaset (-1,76%) ospite non gradito nella partita per Ti Media. Quest'ultima è stata fermata al rialzo (+11,58%) dopo la discesa in campo della Newcorp di Rupert Murdoch. Cauta Telecom (-0,43%) mentre nel settore editoriale tornano gli acquisti anche su Rcs, è finita in asta di volatilità (+11,93% teorico) dopo che Diego della Valle ha annunciato in tv di aver aumentato molto la sua quota, finora pari al 5,5 per cento. Debole Iren (-2,45%), meno A2a (-1,06%) sulle ipotesi di una addio della prima a Edipower.

EUROPA CEDE CON TIMORI SPAGNA, GIU' MILANO E MADRID 
- Borse europee negative per i timori che gli alti tassi di interesse sui bond governativi spagnoli possano portare Madrid, che oggi colloca titoli per 4,5 miliardi di euro, a chiedere aiuti finanziari. Male auto e banche e con gli spread rispetto al Bund che si allargano, Milano e Madrid sono le peggiori con cali nell'ordine dell'1,5%. Francoforte perde lo 0,85%, Parigi lo 0,88% e Londra lo 0,66%.

TOKYO CHIUDE A -0,39%, PESANO TENSIONI GIAPPONE-CINA 
- Le forti tensioni sul contenzioso territoriale delle isole Senkaku/Diaoyu tra Giappone e Cina pesano sulla Borsa di Tokyo che termina gli scambi in calo dello 0,39%, con una brusca virata al ribasso nel finale di seduta. L'indice Nikkei cede 35,62 punti e scivola a 9.123,77, in scia alla frenata dello yen e ai timori sulle multinazionali nipponiche, come Toyota, Honda e Nissan, costrette a fermare la produzione degli impianti in Cina, con l'escalation di tensione tra i due paesi.

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