Niente è facile, ormai: perfino la moda sembra pagare quel costo paese che grava sull'Italia come un macigno. Milano oggi dà il via alla rassegna del pret-a-porter d'alta gamma per la prossima primavera-estate. Sessantacinque sfilate in calendario, più qualche passerella off e un centinaio di presentazioni, il tutto in sei giornate. Sono lontani i tempi in cui Milano sfiorava il centinaio di passerelle. Il clima milanese, non quello atmosferico che invece sembra reggere bene, non è dei migliori. La parola d'ordine è di tenere su il morale in un comparto che vive di umore, atmosfera, emozioni e fantasia. Le donne non vestono la moda per necessità ma per il piacere di farlo: quindi forza e coraggio, un po' di entusiasmo contagioso. Oggi Mario Boselli, presidente della Camera Nazionale della Moda Italiana, ha sottolineato che le tante iniziative organizzate per la settimana denotano come, nonostante la crisi, ci sia molta voglia di uscirne.
Insomma occorre l'ottimismo della volontà, in un 2012 che non promette bene mentre i meno pessimisti parlano di ripresa per i primi mesi del 2013. Complessivamente, le previsioni sono di un calo del 5,2% per il fatturato moda di quest’anno (60,2 miliardi di euro di ricavi previsti) rispetto al 2011. Il mercato interno è in recessione e solo l’export salva i ricavi delle aziende che hanno saputo collocarsi sul mercato globale. Eppure, anche le esportazioni non hanno più un trend di crescita così brillante: nei primi 5 mesi del 2012 hanno segnato +1,9% rispetto al +10,6% del 2011. Bisognerebbe fare alcuni distinguo tra gli andamenti dei vari comparti del macrosettore moda (che dà lavoro a 650 mila persone più quelle dell'indotto), ma nulla toglierebbe alla gravità della situazione. Questo è il quadro, inutile negarlo.
E non è d'aiuto neppure l'infelice collocazione di Milano stavolta a cavallo della fashion week londinese, con le modelle internazionali in ritardo e i giornalisti stranieri che non arrivano in tempo salvo poi voler sparire già lunedì 24, perché Parigi inizia ufficialmente il 25, quando le sfilate milanesi sono ancora in corso. I big quindi si sono spostati al giorno prima, per evitare posti vuoti in prima fila: Giorgio Armani ha voluto la domenica sera, ognuno difende le proprie cose. Anzi le esalta: sempre domenica, il re della moda made in Italy inaugurerà la sua mostra Eccentrico, perché lui a passare per un genere classico noioso proprio non ci sta, vedere per credere. Tornando al problema di fare sistema, cosa che all'Italia della moda non riesce bene, va detto che a restare schiacciati sono soprattutto i giovani: si discute molto se sia giusto considerare centrali, anche nel calendario, alcuni vecchi nomi che non fanno più tendenza ma neppure fatturati, a scapito del lancio di nuove griffe. Emblematico il caso di Massimo Giorgetti, trentenne che ha lanciato il suo marchio MSGM nel 2010, con buoni riscontri sulla stampa estera ma nessuna considerazione in Italia.
Al punto che sfilerà domenica, fuori calendario, perché la Camera della Moda ha detto di non conoscerlo e di non ritenerlo all'altezza. Comunque domani daranno via alla rassegna 1a Classe - Alviero Martini, Paola Frani, Mila Shon, Simonetta Ravizza, Gucci, John Richmond, Alberta Ferretti, N.21 di Alessandro Dell'Acqua, Francesco Scognamiglio. Fuori calendario, la novità di una sfilata Fay (gruppo Tod's), Chicca Lualdi, la presentazione di Cucinelli, l'evento di Hogan che affida una 'capsule' alla stylist Katie Grant e poi l'esordio di Mariù De Sica, sì proprio la figlia del noto.
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