Mezzo litro di latte per disintossicarsi. Le parole di Luigi Pacchiani sanno quasi di beffa per gli operai della Marlane morti a causa delle neoplasie. È quel che deve provare
la Pubblica accusa al processo per i fatti della Marlane che ieri mattina è entrato nel vivo: in pratica, se le morti sono state provocate dalla inalazione e dal contatto
con i veleni generati nella fabbrica. Pacchiani è un ex operaio della Marlane malato di tumore. Ieri mattina ha ripercorso tutte le fasi del suo periodo occupazionale alla Marlane, la “fabbrica dei veleni” come è stata ribattezzata in questi ultimi anni. Con l’audizione di Pacchiani il processo assume un contesto diverso. Tredici sono gli imputati, che devono rispondere di omicidio plurimo aggravato, altri a vario titolo anche di delitto colposo e omicidio colposo: Carlo Lomonaco, responsabile del reparto tintoria, Pietro Marzotto, Antonio Favrin, Silvano Storer, Giuseppe Ferrari, Jean De Jaegher, Attilio Rausse, Ernesto Fugazzola, Vincenzo Benincasa, Salvatore Cristallino, Lamberto Priori,
Lorenzo Bosetti. Dopo mesi e mesi di rinvii il processo ha visto per la prima volta sedere sul banco dei testimoni uno degli operai, Pacchiani appunto, malato di carcinoma alla vescica. Incalzato dal pm Roberta Carotenuto, l’uomo ha raccontato la sua versione di cosa accadeva nella fabbrica.
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