Questo sito contribuisce all’audience di Quotidiano Nazionale

Carrere: Limonov
ricorda Malaparte

Emmanuel Carrere

Eduard Limonov, l'avventuriero russo al quale lo scrittore francese Emmanuel Carrere ha dedicato il suo ultimo libro, "pur non avendo la statura, né come uomo né come scrittore, di Curzio Malaparte potrebbe essere un personaggio dello stesso genere". Lo dice Carrere che oggi riceverà, a Capri, il 'Premio Malaparte' destinato a un letterato internazionale, e il 1 ottobre sarà a Roma alla Casa delle Letterature.

"Mi fa particolarmente piacere questo premio perché mi piace Malaparte, sono un suo lettore e lo cito nel mio ultimo libro" spiega lo scrittore, 54 anni, che con 'Limonov', in uscita in Italia il 3 ottobre, nella traduzione di Francesco Bergamasco per Adelphi, ha vinto nel 2011 in Francia il Premio Renaudot ed è ancora nelle classifiche dei libri più venduti. "Quando mi hanno assegnato il Renaudot, Limonov ha fatto sapere che provava una 'gioia malvagia'" racconta Carrere di cui Adelphi publicherà, a partire da questo, tutti i libri fra cui 'Vite che non sono la mia' e 'Facciamo un gioco'. Sì, perché Limonov non è un personaggio inventato, esiste davvero, ha circa settant'anni, e Carrere lo conosce.

 La prima volta lo ha incontrato a Parigi negli anni '80 e l'ultima nella primavera del 2012. Teppista in Ucraina, idolo dell'underground sovietico sotto Breznev, barbone, domestico di un miliardario a Manhattan, scrittore alla moda a Parigi, Eduard "ha letto il libro ma non vuole fare commenti. Però non nasconde di essere molto contento che abbia scritto su di lui" dice Carrere, da molti considerato il miglior scrittore francese della sua generazione. La spinta a raccontare la storia di questo eroe, teppista, che nel tempo ha conservato la sua "aura, imperiosa, energica, percettibile anche a cento metri di distanza" è venuta a Carrere, come racconta lo scrittore che da parte di madre ha origini slave, qualche anno fa, quando lo ha rivisto inaspettatamente in Russia alla cerimonia commemorativa che ogni anno viene fatta davanti al Teatro della Dubrovka dove nel 2002 alcuni terroristi ceceni presero in ostaggio tutto il pubblico causando 130 vittime tra i civili. Lì, in cima alla scalinata, fra la luce delle candele che "ne scolpiva i lineamenti" ha riconosciuto Carrere. 

"Rivederlo in Russia mi ha incuriosito ancora di più. Prima del libro ho fatto un reportage e mentre ci lavoravo non capivo cosa pensavo di lui, ma ho sentito che questo era un buon punto di partenza per scrivere un libro e che Limonov poteva essere il protagonista di un romanzo d'avventure nel quale, al tempo stesso, avrei raccontato la storia della Russia e non solo". Biografia, reportage, new journalism, Carrere ha un modo tutto suo di entrare nelle vite che racconta in libri che non sono veri e propri romanzi né biografie. "Non amo le definizioni. 'Limonov' non è un romanzo perché non è fiction. Non c'é nulla di inventato - precisa lo scrittore -. C'é una messa in scena di cose documentate e quando c'é qualcosa di mia creazione, come la struttura dei dialoghi, specifico che non so se è così o che credo sia così. Non è una biografia all'inglese o all'americana in cui viene garantita la verità di ogni informazione.

 Non fosse altro perché ho scelto di credere a quello che scrive Limonov nei suoi libri e può essere che lui menta, ma chi se ne importa". Entrare nella vita altrui è un po' quello che fanno tutti gli scrittori, ma Carrere lo fa in modo particolare: "non mi metto mai al posto degli altri. Non mi piace. Una volta su un treno c'era una bambina e la madre la sgridava dicendole: non fare così, mettiti al posto degli altri. E la piccola ha risposto: 'Se mi metto al loro posto poi gli altri dove vanno?'", racconta. "La cosa importante è trovare il giusto posto rispetto a situazioni o persone ed è quello che faccio quando preparo un libro". Parlare del prossimo è "troppo presto ma mi sto documentando".

Oggi in edicola

Prima pagina

Caricamento commenti

Commenta la notizia