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Buchmesse, il digitale
non fa paura

Parlare, come fa Manfred Spitzer, di 'demenza digitale' è sbagliato, l'era digitale apre nuove possibilità anche per il libro e la letteratura, e la Fiera di Francoforte, numero uno al mondo del settore, è aperta al nuovo: monitora e riflette le tendenze del futuro. Ne è convinto Juergen Boos, direttore dal 2005 della Fiera di Francoforte, che in un incontro con la stampa estera a Berlino si è detto certo che il "libro esisterà finché ci saranno storie da raccontare, e la Fiera non fa che rispecchiare i cambiamenti nella società". Quest'anno alla Buchmesse (10-14 ottobre) partecipano 7.300 espositori di 120 paesi. 

Paese ospite é la Nuova Zelanda, e il focus è sulla letteratura per bambini e sui media digitali. Anziché 'rimbambire', come sostiene lo psichiatra tedesco che in un controverso best-seller appena uscito mette addirittura in guardia i genitori dall'uso dei gadget digitali per i loro figli, il digitale, le piattaforme sociali, i blog e l'e-book sono a suo avviso un arricchimento, che cambia profondamente, amplia e rafforza, il rapporto fra autore e lettore. "Lettori e autori si avvicinano attraverso il libro digitale", sottolinea Boos. 

"L'arrivo dei media digitali non é una minaccia, Spitzer sbaglia, aiuta a mantenere la passione per leggere, raccontare storie". "Molti lettori diventano autori" dice ancora Boos: quel che nasce come prodotto semi-amatoriale nella rete può diventare dal giorno alla notte un fenomeno editoriale mondiale, come dimostra il caso eclatante dell'inglese E.L. James (nome vero Erika Leonhard), la cui trilogia di sesso sado-maso Cinquanta sfumature era stata concepita in origine per una pagina di fan nella rete ed è subito diventata un mega-seller planetario. Nella civiltà globalizzata sono entrate nel vocabolario espressioni come crowdfunding (lo scrittore che si finanzia in rete), fanfiction (i fan che, usando personaggi e luoghi noti, producono proprie storie in rete), o social reading, le letture collettive nei fori internet. Anche se in Europa la letteratura digitale è ben lontana dalla diffusione negli Usa (il 60%) - da noi siamo ancora a sotto il 2% (in Germania, più avanti di altri paesi, si è passati dall'1 al 1,6%) - tutti gli editori oggi ne tengono conto. L'approccio nei due continenti è diverso: "in Europa il libro è un bene culturale con cui ci auto-definiamo, in America è un bene di consumo". 

Comunque, se in passato solo pochi stand avevano e-book, quest'anno "tutti hanno qualcosa", e per la prima volta anche giganti digitali come Sony e Nintendo sono presenti con i loro e-book. Molto è cambiato negli ultimi 4-5 anni, ma "se mi chiedete che sarà fra venti anni non so rispondere". "Fra due o tre sì: sarà più o meno come ora". Oltre al digitale un'altra variabile sconosciuta da affrontare quest'anno era la crisi dell'euro ed economica generale: si temevano forti defezioni e cali di presenze e, invece, ad eccezione dei paesi mediterranei, le cose non sono andate così: la Fiera non ha subito ripercussioni negative, anzi, sottolinea Boos. Solo dai paesi indebitati si sono avute flessioni: del 20%-30% dalla Spagna, dalla Grecia e anche dall'Italia anche se "meno drammatiche di quelle spagnole". 

Accanto alle potenze emergenti Cina, India, Brasile, si confermano in testa come presenza Usa e Gran Bretagna, seguiti al terzo posto dalla Germania. Digitale a parte, non mancano manifestazioni e scrittori 'tradizionali': circa 3.000 eventi con un migliaio di autori, fra cui Herta Mueller, Martin Walser, Richard Ford, Donna Leon, e anche Arnold Schwarzenegger, che, dismessi i panni di rambo indossa quelli meno faticosi di scrittore, in una autobiografia fresca fresca di stampa (4 ottobre).

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