Mario Monti non si candiderà alle elezioni. Ma per il suo bis nasce il partito del Professore: Gianfranco Fini e Pier Ferdinando Casini annunciano la Lista civica per l'Italia con l'intento dichiarato di tirare la volata al premier. In campo per un secondo giro di Monti anche Luca Cordero di Montezemolo che, pur senza candidarsi, lavorerà per "una grande area moderata". Grandi manovre che Pier Luigi Bersani stronca come "scorciatoie, ricette italiche" e anche il Pdl prende le distanze perché, osserva Angelino Alfano, "é difficile una campagna elettorale con un candidato virtuale".
Alla vigilia della stretta sulla riforma elettorale, i partiti escono allo scoperto sugli obiettivi politici. Casini e Fini, che spingono per un sistema proporzionale con le preferenze, accantonano di fatto l'Udc e Fli per chiamare a raccolta, annuncia il presidente della Camera, "le energie sane del paese" in una lista civica che dimostri che "l'esperienza di Monti non può essere una parentesi". "Chiaramente - precisa il leader Fli - il candidato alla guida del governo, se vince le elezioni questa lista, è Monti". Niente partiti nuovi ma "una grande forza popolare, riformatrice e liberale" è l'orizzonte del presidente della Ferrari Luca Cordero di Montezemolo, che dopo mesi di riflessione decide di non candidarsi. Il tempo dirà se i tre, che al momento marciano separati, colpiranno uniti. Per ora Casini dà il benvenuto, non senza un pizzico di sarcasmo, alla decisione dell'ex manager Ferrari: "Sono cosi d'accordo con lui che avevo già detto qualche mese prima le cose che oggi lui dice".
Per il Monti dopo Monti, però, oltre ai Mille di Fini e alle candidature, serve ritagliare una legge elettorale che non escluda uno scenario da grande coalizione. E infatti sente puzza di bruciato Pier Luigi Bersani e dà l'altolà: "Tutte le menti corte pensano ad un proporzionale che porti alla balcanizzazione e così ad un governissimo guidato da Mario Monti. Ma dalla palude vien fuori la palude e dobbiamo stare attenti". La mossa pro-Monti di Fini e Casini diminuisce le possibilità di un'intesa con il Pd così come con il Pdl. I due principali partiti sono infatti freddi, per non dire contrari, ad un bis del Professore senza passare per le elezioni così come sono scettici di fronte alla discesa in campo di Montezemolo. "Qui non si tratta - alza i toni Bersani - di far tornare Monti alla Bocconi ma io chiedo: vogliamo uscire dalla eccezionalità italica o rimaniamo nell'emergenza? Vogliamo stare in Europa ma fuori dalla democrazia normale? Pensiamo che il mondo si tranquillizzi se resta il caso Italia?". Domande alle quali il Pd, dove pur esiste una cordata filo-montiana, ha già risposto con un 'no, grazie' a nuove larghe coalizioni, posizione che accomuna sia Bersani sia lo sfidante Matteo Renzi.
Anche il Pdl, pur con toni meno duri, sembra scettico sul Monti bis e indispettito per l'Opa di Fli e Udc sul Prof. "Come dovrebbe nascere - chiede Alfano - il Monti bis? E' tecnicamente inspiegabile, perché da un lato ci sarebbe il candidato reale, Renzi o Bersani e dall'altro un candidato virtuale, di nome Monti, che annuncia che non si candida". Richiesta di chiarezza che Alfano rivolge a Montezemolo, con cui tempo fa Silvio Berlusconi aveva provato un avvicinamento. Se, però, il Pdl resta a coprire l'area di centrodestra, è ora, ammette Fabrizio Cicchitto "chiamando" Silvio Berlusconi, di "rompere ogni indugio visto che il tempo stringe".