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Fmi taglia il Pil
Allarme senza lavoro

Il rapporto tra deficit e Pil in Italia scenderà all'1,8% nel 2013 dal 2,7% del 2012. La previsione è contenuta nel Fiscal Monitor del Fondo monetario internazionale che ha rivisto in peggio dello 0,3% per enrambi gli anni le stime pubblicate ad aprile a causa dell'acuirsi delle difficolta' economiche. Secondo il Rapporto comunque, tra le grandi economie dell'Eurozona, solo i conti pubblici tedeschi registreranno un risultato migliore di quelli italiani con un indebitamento netto pari allo 0,4% del Pil in entrambi gli anni. Peggio fara' invece la Francia con il 4,7% quest'anno e il 3,5% il prossimo.

In sofferenza i conti del Portogallo, con un deficit rispettivamente pari al 5% e al 4,5%. Ancora più lunga la strada del risanamento per la Spagna (-7% e -5,7%), la Grecia (-7,5% e -4,7%) e l'Irlanda (-8,3 e -7,5%). L'Italia sara' anche l'unico grande Paese dell'Eurozona a registrare un avanzo strutturale nel 2013. Il surplus, affermano i tecnici del Fondo, risulterà pari allo 0,7%, contro un disavanzo aggiustato per il ciclo dello 0,5% nel 2012.
  L'avanzo primario e' stimato pari al 2,6% quest'anno, al 3,6% il prossimo e poi in lenta risalita fino al 5% nel 2017.
  Cio' consentira' di invertire la tendenza alla crescita del debito sin dal 2014. Il rapporto con il Pil chiuderà al 126,3% il 2012 e al 127,8% il 2013, per poi riportarsi al 127,3% nel 2014, e scendere al 125,6% nel 2015, al 123,3% nel 2016 e al 120,6% nel 2017.

Le entrate del Governo risulteranno pari al 48,3% quest'anno, per poi aumentare al 48,8% il prossimo e mantenersi attorno al 49% sino al 2017. Le spese scenderanno invece dal 51% del 2012, al 50,6% nel 2013 fino al 49,7% nel 2017.

 

La crescita dell'economia mondiale si è indebolita, e i rischi di un deterioramento restano alti, soprattutto nell'Eurozona, che resta il segmento piu' debole e il cuore del problema. L'analisi la tratteggia il Fondo monetario internazionale nel World economic outlook diffuso in previsione delle assemblee annuali del Fmi e della Banca Mondiale ospitate a Tokyo. Il pil italiano, stima l'istituto di Washington, registrera' un calo del 2,3% e dello 0,7% rispettivamente nel 2012 e nel 2013. Rispetto alle ultime previsioni di luglio dello stesso Fondo la crescita e' stata tagliata dello 0,4% per entrambe gli anni. La nota di aggiornamento del Def fatta dal Tesoro poche settimane fa prevede un calo del 2,4% quest'anno ma solo dello 0,2% nel 2013. In ogni caso, e guardando all'insieme dell'economia mondiale, la ripresa e' prevista solo alla fine dell'anno prossimo dagli economisti di Washington. Intanto, proprio la debole dinamica del prodotto interno lordo, porta ad un vero e proprio allarme lavoro con un tasso di disoccupazione che dilaga in tutta Europa, Germania esclusa, e tocca vette elevate in Grecia e Spagna, dove e' senza lavoro oltre il 25% della forza lavoro, ma raggiunge un picco anche in Italia. Da noi i disoccupati, all'8,4% nel 2011, raggiungeranno il 10,6% quest'anno, ma addirittura l'11,1% nel 2013. Restiamo sotto la media europea (11,5%) ma l'accelerazione e' davvero impressionante e preoccupante. La disoccupazione nelle economie avanzate e' inaccettabile, osserva del resto l'Fmi, mettendo in guardia anche dai rischi che potrebbero derivare dalle tensioni sociali. Un elemento che l'Ue deve tenere presente perche' potrebbe complicare ancora di piu' la situazione. Uno scenario positivo, capace finalmente di ridare fiducia al Vecchio Continente, dice il Fondo, puo' avverarsi solo con l'attuazione dell'accordo raggiunto il 29 giungo, la creazione dell'unione bancaria, la creazione di una garanzia paneuropea sui depositi bancari, una ancora maggiore integrazione delle politiche di bilancio. In sostanza si tratta della road map individuata dalla Bce che potrebbe portare, secondo alcuni analisti, ad una discesa dello spread di circa 200 punti nel corso del 2013. In ogni caso, mette in guardia Olivier Blanchard, capo economista del Fmi, Madrid e Roma, le piu' dirette interessate ad un discesa dello spread, devono proseguire sulla via del risanamento cercando di ritrovare la strada della competitivita' ed eventualmente ricapitalizzando le banche senza intaccare il livello del debito.

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