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Bersani: D'Alema
non lo ricandido

"Io non chiederò a D'Alema di candidarsi. Io non chiedo a nessuno di candidarsi. Io non sono quello che nomina i deputati. Io farò applicare la regola: chi ha fatto più di quindici anni, per essere candidato deve singolarmente chiedere una deroga alla direzione nazionale". Così Pier Luigi Bersani nel forum di Repubblica.it interviene sul tema della 'rottamazione', dopo l'addio al Parlamento di Walter Veltroni e la dichiarazione di Massimo D'Alema di disponibilità a candidarsi ancora se a chiederglielo sarà il Partito democratico.

"Io 'quelli da rottamare' li conosco tutti, e non da oggi parlo con loro. E sono buon testimone che non c'era bisogno di Renzi perché facessero una riflessione, perché è tutta gente che sa benissimo che si può essere protagonisti senza essere parlamentari", sottolinea il segretario del Pd, a proposito del ricambio della classe dirigente. "Quel che non è accettabile - aggiunge - è che ci sia qualcuno che si impanca, che dica 'tu sei il ramo secco, tu sei il motorino da rottamare'. Cambiare sì, rottamare no. E il cambiamento ci sarà, la ruota girera".

"La mia disposizione è a non candidarmi. Semmai posso candidarmi se il partito mi chiede di farlo". Così il presidente del Copasir Massimo D'Alema ieri a Napoli, a margine della presentazione del libro di Enrico Morando. "E' giusto il ricambio, e sarà promosso largamente, è il Pd che deve decidere se ci sono personalità che è opportuno che restino, derogando al regolamento", aggiunge D'Alema. "In un Parlamento dove torneranno Berlusconi, Dell'Utri e Cicchitto, pensare che il rinnovamento consista nell'eliminare il gruppo dirigente del Pd é una visione un po' faziosa".

"Sono impegnato a mettere un'argine a questa ondata e dopo posso anche andarmene tranquillo", afferma D'Alema, che critica aspramente Renzi: "L'idea che ci sia un gruppo di oligarchi che si devono togliere di mezzo è un'evidente distorsione e denota l'abilità dei nostri competitori a mettere al centro l'eliminazione della classe dirigente del Pd. Avevo detto a Bersani che non volevo candidarmi, ma ora difendo la dignità di una storia".

Dopo l'addio di Walter Veltroni, è aperto il dibattito sulla candidatura alle prossime politiche dei 'big' del Pd che da più anni sono in Parlamento. E la decisione dell'ex segretario del Pd potrebbe generare un effetto domino. "Bene la scelta di Veltroni: sono sicuro che non sarà l'unico a fare questo passo", scrive su Facebook il 'rottamatore' Matteo Renzi. Ma Veltroni afferma che la scelta di non candidarsi più "non necessariamente implica che altri debbano fare la stessa cosa perché questo vale per me, è il mio progetto di vita e si accompagna al fatto che la politica si possa fare anche in altri modi e in altri luoghi". 

Anche altri come D'Alema e Bindi dovrebbero fare un passo indietro? "Non solo loro. Se n'é reso conto uno... credo debba essere una sensibilità presente in tanti", commenta Debora Serracchiani, europarlamentare del Pd e candidata alla presidenza del Friuli Venezia Giulia, in mattinata a Omnibus su La7. "Il centrosinistra non può continuare ad avere una classe dirigente che c'era più o meno quando è caduto il muro di Berlino: è cambiata la società, è cambiato il mondo: bisognerebbe investire in una classe dirigente nuova più che giovane, e Veltroni ha fatto bene a chiarire che non è solo questione di carta di identità, perché ciò che sta succedendo nel Paese lo impone e lo impone anche in fretta".

Di diverso avviso Livia Turco. "Sono dispiaciuta perché Veltroni, come D'Alema e Bindi dovrebbero rimanere in Parlamento perché rappresentano la storia del nostro Paese. Non è solo una questione di competenze, è anche simbolica e la storia è fatta anche di simboli. E' un gesto che fa onore a Veltroni. E' importante comunque avviare un ricambio e io la stessa scelta l'ho fatta una anno fa. Quella di Veltroni non è rottamazione ma solidarietà tra le generazioni. Questo suo gesto darà un contributo al passaggio di testimone". Per quanto riguarda la rottamazione di Renzi aggiunge: "Non credo che abbia pesato in questa scelta di Veltroni. Sono scelte che maturano nell'interiorità e non perché qualcuno urla da fuori. La campagna di Renzi mi ha fatto combattere per dire no alla rottamazione. D'Alema ha fatto lo stesso perché la campagna di Renzi è talmente offensiva e inaccettabile che uno decide di non andarsene sulla base di quegli argomenti portati avanti da un giovane che non ha titolo per dirci di andarcene. Questi toni non aiutano il ricambio generazionale".

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