Sembrerebbe aprirsi uno spiraglio all'ombra del voto per la Casa Bianca fra Stati Uniti e Iran, che avrebbero raggiunto un accordo per l'avvio di negoziati bilaterali diretti, uno a uno, sul temuto programma nucleare di Teheran. Lo riferiscono funzionari dell'amministrazione Obama citati dall'edizione online del New York Times. Ma la Casa Bianca gela subito gli entusiasmi: "Non è vero – spiega il portavoce del Consiglio di Sicurezza Nazionale - che Usa e Iran abbiano deciso di avviare colloqui bilaterali, dopo il voto presidenziale. Continuiamo a lavorare col Quintetto per una soluzione diplomatica e abbiamo detto sin dall'inizio che saremmo stati pronti a incontri bilaterali". Anche l'Iran smentisce ci sia un accordo. Il ministro degli Esteri iraniano Ali Akbar Salehi precisa che "continuano i negoziati" di Teheran nel formato 5+1.
Una notizia che comunque potrebbe segnare un punto di svolta per l'andamento della campagna presidenziale americana, giunta ormai agli sgoccioli. Secondo le stesse fonti, le autorita' iraniane avrebbero insistito nel chiedere alle loro controparti americane che questi colloqui inizino per l'appunto dopo il 6 novembre, l'election day, osservando che intendono sapere con quale presidente andranno a negoziare. La notizia di questo accordo arriva al termine di una lunga serie di contatti segreti tra Washington e Teheran avviati praticamente fin dagli albori dell'amministrazione Obama. E come e' chiaro a tutti, una schiarita nei rapporti tra gli States e il regime iraniano non puo' non avere impatto sulla campagna elettorale, giungendo in un momento cruciale per la lotta alla Casa Bianca: a due settimane dal voto e alla vigilia di un dibattito tv, il terzo e ultimo, dedicato proprio alla politica estera e alla sicurezza.
L'apertura al dialogo, da parte di Teheran, sempre che alle parole seguano fatti concreti, rappresenterebbe un successo epocale per Barack Obama, a quel punto vicino al raggiungimento di una svolta diplomatica, visto che per frenare le ambizioni nucleari iraniane (avvertite in particolare come una minaccia diretta da Israele) si sono battuti, sinora invano, le piu' importanti potenze mondiali. Inoltre, questo annuncio puo' mettere in serio imbarazzo Mitt Romney. Da mesi il candidato repubblicano alla Casa Bianca attacca Obama e la sua strategia basata sulle sanzioni, definendola non efficace per risolvere il problema.
Anche nel suo recente viaggio in Medio Oriente, Romney ha sempre appoggiato incondizionatamente il governo israeliano e la sua richiesta di una maggiore fermezza nei confronti del regime di Teheran. Ma a questo punto, se dovesse vincere le elezioni, potrebbe essere comunque costretto a sedersi a un tavolo negoziale gia' apparecchiato, malgrado si sia sempre presentato in veste di falco su questo dossier, contrario ad ogni forma di dialogo. Non si puo' d'altronde nemmeno escludere che anche stavolta, come denunciato in passato, l'Iran non tenga fede alla parola data. E che quindi, la notizia di ques'accordo torni a rivelarsi solo un impegno scritta sulla sabbia, un altro stratagemma della Repubblica Islamica per prendere tempo e allentare la tensione internazionale. Per questa ragione, i negoziatori americani hanno cercato di capire se il vero numero uno di Teheran, la guida suprema, ayatollah Ali Khamenei, fosse d'accordo. Ma secondo quanto scrive il New York Times, i loro ultimi interlocutori iraniani sarebbero stati in effetti proprio emissari personali del successore di Khomeini.
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