Il presidente americano, Barack Obama, ha votato con 12 giorni di anticipo in un seggio di Chicago, usufruendo della legge dell'Illinois che prevede l'early voting. "Non vi preoccupate, ora ho i capelli più bianchi", ha scherzato con gli scrutatori presentando il documento di identità. "Se volete posso dirvi chi ho votato", ha scherzato ancora lasciando il seggio dopo essersi lasciato immortalare con gli scrutinatori. Lo sprint finale è partito. E siccome rischia di chiudersi al fotofinish, a meno di due settimane dalle presidenziali americane Barack Obama e Mitt Romney stanno dando fondo a tutte le loro energie per conquistare i voti degli elettori ancora indecisi. Impegnati in una vera e propria maratona 'coast to coast', stanno infatti battendo tutti gli Stati chiave, quelli decisivi per la vittoria finale. Il timore che possa finire come nel 2000, quando nella corsa alla Casa Bianca ci fu una guerra fino all'ultimo voto tra George Bush e Al Gore, traspare dal tono dell'ultima e-mail che il presidente americano ha inviato a tutti i sostenitori: "La lotta è serrata. Andate a votare subito, e invitate amici e familiari a farlo". E' un appello all'early voting, a votare in anticipo negli Stati dove si può fare. Lo stesso Obama è stato il primo presidente della storia americana ad esprimere il proprio voto prima delle elezioni, recandosi di persona a Chicago. La First Lady Michelle lo ha già fatto per corrispondenza nei giorni scorsi. "Non dirò per chi voto, è segreto. Ma posso dire che Michelle ha votato per me", ha scherzato il presidente americano. Ma in queste ore nello staff obamiano è difficile trovare qualcuno che sorrida. Il presidente sembra essere costretto ad inseguire, ora anche sul fronte delle donne. L'ultimo sondaggio della Associated Press indica come Obama abbia dilapidato sul fronte femminile un vantaggio che fino a un mese fa era di sedici punti. Ora con Romney è un testa a testa al 47%, nonostante le nuove polemiche su stupro e aborto che si sono abbattute sui repubblicani. L' effetto-dibattiti sembra ancora spingere in avanti il candidato repubblicano, con un impatto notevole anche per le casse della sua campagna elettorale: nella sola metà di ottobre, infatti è stata raccolta la cifra record di 111,8 milioni di dollari. A settembre le donazioni per Romney erano ammontate a 170,5 milioni, contro i 181 di Obama. Il tour de force al quale i due candidati si stanno sottoponendo è tutto nell'immagine di un Obama che, parlando con foga all'ennesimo comizio in Virginia, quasi perde la voce, andando avanti con grande vigore ma anche a fatica. Non è il momento di risparmiare energie, e si vede anche da questi particolari. "Scriviamo un nuovo capitolo insieme", si rivolge alla folla che è venuto ad ascoltarlo di prima mattina a Tampa, in Florida, lo 'swing state' che con i suoi 29 grandi elettori in palio è di gran lunga il più importante. Insieme all'Ohio (18 grandi elettori), da dove invece ha lanciato un appello Romney: "E' ora di dire basta a Obama". Col Detroit News che - nonostante il salvataggio dell'industria dell'auto - gli volta le spalle dando il suo endorsement al candidato repubblicano, Obama si consola almeno con un appoggio illustre: quello del generale Colin Powell, ex segretario di Stato repubblicano con George W. Bush. (ANSA)
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