Un lamento improvviso dalle viscere della terra. Un boato e, poi, lo scuotimento. Trema la terra, si squarciano i muri delle abitazioni, si staccano calcinacci, cadono tegole. E’ l’inferno. La gente si sveglia di notte, l’orologio segna cinque minuti dopo l’una quando quel boato esplode nel sisma. Le luci si spengono improvvisamente in un black out che riempie in fretta un pezzo importante dell’Alto cosentino. A Mormanno il terremoto piega le case, a Morano e a Castrovillari, volano giù dagli scaffali libri e soprammobili. La scossa è lunga, sembra interminabile. Per oltre un minuto la gente pensa alla morte. Scappa fuori, lontano, senza nemmeno avere bene in mente dove ripararsi. Le strade si riempiono di paura, la terra trema ancora, non si ferma. Col buio la paura diventa terrore. Qui nel Pollino la terra trema ormai da più di due anni ma una scossa così non s’avvertiva da anni. L’ultima volta era stato l’8 settembre del 1998. Quel giorno i simosgrafi si fermarono a 5.9. Stavolta, l’intensità è stata più bassa ma 5 gradi di magnitudo locale rappresentano sempre una energia in grado di provocare danni. E danni importanti si contano soprattutto nel vecchio ospedale di Mormanno dove sulle pareti ai piani più alti si spalancano delle crepe. I vigili del fuoco e i carabinieri effettuano un lungo sopralluogo che si conclude con la decisione di spostare gli ammalati. Troppo rischioso mantenere aperte le stanze della degenza lassù dove non è più garantita la stabilità strutturale. Ma il problema è tutta quella gente che vive nelle campagne. Ci sono case isolate in zone che al buio diventano inaccessibili. Nessuno conosce le condizioni di chi vive lì, i collegamenti telefonici sono difficili, le linee intasate. L’emergenza di queste ore spaventa soprattutto anziani e bambini. La notte è fredda, si fatica a stare fuori, anche se il piano di protezione civile del Comune sembra funzionare. C’è chi si ripara nelle auto, le case di fortuna scelte per trascorrere la notte. Nessuno torna dentro quelle abitazioni, nonostante le rassicurazioni di chi aveva già vissuto le sequenze meno inquietanti degli anni Ottanta. Il Pollino è diventato un territorio ballerino, qui dal settembre del 2010 gli esperti hanno censito 2.500 scosse. L’ultima, la più violenta semina il panico in mezzo alla gente. Ora sarà difficile convincersi che il peggio è passato. Da Scalea nella notte giunge la notizia d’un decesso. Un anziano di 85 anni sarebbe morto forse fulminato da un colpo al cuore per lo spavento. La paura rischia di contagiare anche altra gente. Paura che il sisma possa far male. Dopo la scossa principale, i sismografi ne registrano altre 70 nelle tre ore successive. Alcuni terremoti vengono percepiti solo dagli strumenti, altre scosse, invece, si avvertono nettamente dalla gente come quella da 3.3 dell’1.16 e quella da 2.8 delle 2.31. Intorno alle 3.30 a Mormanno arrivano il prefetto Raffaele Cannizzaro e il comandante provinciale dell'Arma Francesco Ferace per un sopralluogo accurato. Tra le 4.25 e le 4.40 altre due scosse di magnitudo 2.9 riaccendono l'angoscia e il timore di crolli. Lesioni si spalancano sulle pareti delle abitazioni del centro storico e su quelle della chiesa parrocchiale. L'ex Statale 19 tra Campotenese e Mormanno è stata chiusa al traffico. Intanto il trasferimento dei pazienti va avanti con ambulanze arrivate anche da Cosenza. Pure a Laino s'è reso necessario spostare gli ospiti d'una casa di riposo in strutture più sicure. Danni segnalati anche ad Altomonte dove sono caduti intonaci e cornicioni dai palazzi più antichi. Alle 9 è atteso l'arrivo a Mormanno del capo della Protezione civile Franco Gabrielli. Il suo elicottero atterrerà nel campo sportivo, poi il sopralluogo nei centri più colpiti dal sisma.I sindaci del comprensorio, intanto, decidono di chiudere le scuole per due giorni. Oggi e domani verifiche strutturali in tutti gl'istituti. Anche il governatore Giuseppe Scopelliti sta raggiungendo l'area del sisma.
Alle 9 in punto l'elicottero della Protezione civile atterra a Mormanno. Il prefetto Franco Gabrielli scende e incontra subito i suoi uomini per concordare una prima ricognizione. Sul posto c'è anche il sottosegretario alla Protezione civile della Regione Calabria, Franco Torchia. Alle dieci è prevista la riunione dell'unità di crisi che verrà presieduta proprio da Gabrielli e a cui parteciperà anche il prefetto di Cosenza Raffaele Cannizzaro.
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