Tante persone così a Mormanno non l’avevano mai viste. C’è gente ovunque, gente in divisa, in tuta, in casacca. E ci sono elicotteri che continuano ad alzarsi in volo, ci sono camion, fuoristrada, auto. Dovunque lampeggianti e sirene. Il capo della Protezione civile nazionale, Franco Gabrielli, è andato via complimentandosi con il sindaco di Mormanno: <<Hanno lavorato bene qui, non c’è stato il caos. Tutto ha funzionato perfettamente perché erano stati ben preparati. Non può essere dichiarato lo stato d’emergenza anche perchè non è detto che l’emergenza sia finita. Nessuno può dire se la scossa della notte scorsa sia stata l’apice dello sciame sismico che è in atto in questa zona dalla primavera del 2010. Qui siamo in zona a rischio sismico>>. In tarda mattinata sono arrivati anche Giuseppe Scopelliti e il presidente della Provincia di Cosenza, Mario Oliverio. Il governatore aveva già inviato il responsabile della Prociv della Regione, Franco Torchia. I due hanno parlato prima tra di loro e poi con gli amministratori locali. Il governo della Calabria non lascerà sola questa gente. In settimana toccherà all’assessore ai Lavori Pubblici Giuseppe Gentile valutare con i tecnici l’entità dei danni subiti dal patrimonio edilizio. Gente sfinita da due anni di scosse. Quasi tremila se si contano pure le ultime 212 di “richiamo” seguite al terremoto dell’una e cinque della notte scorsa che ha fatto impennare i pennini dei sismografi. Quel lamento proveniente dalle viscere della terra è esploso nella scossa che ha sprigionato una energia pari a 5 gradi di magnitudo locale. Un sisma che squarciato le case più antiche di Mormanno, Laino Borgo, Laino Castello, in Calabria, e di Rotonda e Viggianello in Lucania. Il terremoto ha sorpreso questa gente nelle proprie case, di notte, all’improvviso. Cinque gradi nella scala Richter, ma assai superficiale e, soprattutto, prolungata nel tempo. Il terremoto ha spezzato i costoni di roccia in mezzo ai quali è scavata la “Dirupata”, l’ex Statale 19 che oggi è gestita dalla Provincia di Cosenza. Quel comodo sentiero d’asfalto che lega Mormanno a Campotenese è stato chiuso perché troppo pericoloso per chi lo percorre. L’alternativa all’isolamento per Mormanno è l’autostrada anche se per raggiungere l’imbocco dell’A3 ci si deve arrampicare attraverso tornanti che il sisma ha reso insidiosi. Con la luce del giorno la paura sembra svanire anche se di tanto in tanto quegli scuotimenti ricordano a tutti che l’emergenza non è ancora passata. Si cerca di riprendere la normalità ma non è facile dopo una notte d’inferno come quella che si sono lasciati alle spalle. Il terremoto e il black out elettrico insieme hanno fatto sprofondare tanta gente nella depressione. In molti si sono dovuti rivolgere ai medici per attacchi di panico. Per strada ci sono calcinacci ma sono, soprattutto, quegli squarci sulle pareti delle case a ricordare quello che è accaduto. Adesso, però, c’è una nuova emergenza da fronteggiare, il maltempo annunciato per stasera. Temperatura in forte calo da domani. La pioggia, invece, è già arrivata. Di pomeriggio, a sprazzi, a complicare il lavoro dei soccorritori. Vigili del fuoco, carabinieri, polizia, croce rossa, telecom, enel, tutti al lavoro nell’unità di crisi della protezione civile (il centro operativo misto che sarà coordinato dal prefetto di Cosenza Raffaele Cannizzaro, ndr) allestita all’interno di un immobile dell’ospedale che non c’è più. La struttura sanitaria è stata evacuata di notte dopo le lesioni comparse sulle pareti dei muri ai piani alti del nosocomio. Diciannove dei 35 pazienti in cura sono stati dimessi, gli altri sono finiti negli ospedali di Lungro e Trebisacce. Altro problema è l’acqua potabile. Non si potrà usare per scopi domestici almeno fino a quando non sarà verificata la rete idrica comunale. Scuole chiuse anche domani, poi si vedrà. Intanto i tecnici del Municipio hanno già iniziato le verifiche strutturali.
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