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Il governo mette
le spiagge all'asta

Il decreto del Governo sulle concessioni balneari è pronto e nei prossimi giorni i ministri Enzo Moavero (Affari Europei) e Piero Gnudi (Affari regionali, turismo e sport) dovrebbero volare a Bruxelles per parlarne con la Commissione europea. Subito dopo verrà portato in Consiglio dei ministri. Il problema è che il decreto prevede che le concessioni demaniali marittime vadano a gara (le Regioni entro il 31 dicembre 2014 dovranno definire i bandi) e che la durata sia non inferiore a 6 anni e non superiore a 25 anni per le spiagge e non inferiore a 30 anni e non superiore a 50 per i porti turistici. 

Tutto quello, insomma, che proprio non volevano gli operatori balneari che da molto tempo, con incontri, convegni e iniziative anche sulle spiagge, premono affinché il Governo chieda all'Unione europea una deroga dalla Direttiva servizi Bolkestein, la stessa che, dal 2006, prevede l'evidenza pubblica per i servizi sui litorali italiani ed europei. Così stamane tutti i sindacati dei balneari - Sib Confcommercio, Fiba Confesercenti e Assobalneari Italia Confindustria - hanno preso carta e penna per chiedere al Parlamento italiano "l'immediata revoca della delega al Governo per la disciplina della materia, concessa con la legge n. 217 del 15 dicembre 2011, e così negligentemente, dallo stesso, esercitata". I balneari ricordano inoltre che il Parlamento si è più volte espresso, all'unanimità, come nell'odg del Senato il 5 maggio 2011, "per una tutela delle imprese balneari attualmente operanti attraverso principi e meccanismi che non sono stati, in alcun modo, raccolti nella bozza di decreto legislativo elaborato, nella più totale segretezza, da parte del ministero degli Affari Regionali". Il decreto, inoltre, scrivono, "sarebbe in contrasto con la risoluzione approvata all'unanimità dal Parlamento europeo il 27 settembre 2011 che ha chiesto l'adozione da parte degli Stati di adeguate 'misure compensative' a tutela dei diritti delle imprese balneari". 

A difesa del Governo scende in campo il Pd, che con il suo responsabile Turismo, Armando Cirillo, spiega: "Il Governo Monti porta avanti un confronto importante con le istituzioni europee per definire i termini ed i limiti di applicazione della Direttiva servizi in vista dell'approvazione del decreto legislativo in materia. Apprezziamo l'impegno del Governo ed attendiamo l'esito finale di questo confronto". La bozza di decreto messa a punto dall'Esecutivo, in 12 articoli, spiega che il fine del provvedimento è quello di "incrementare l'efficienza del sistema turistico italiano, riqualificando e rilanciando l'offerta turistica" e garantisce "il diritto libero e gratuito di chiunque all'accesso e alla fruizione della battigia, anche ai fini di balneazione". Le offerte migliori saranno selezionate "con il criterio dell'offerta economicamente più vantaggiosa" ma si guarderanno anche altri fattori: gli standard qualitativi offerti, la qualità degli impianti, la fruibilità dei servizi per i diversamente abili ecc. Gli operatori attuali che volessero partecipare alle gare avranno un punteggio in più che non potrà superare il 40% del punteggio complessivo. Con questo provvedimento, il Governo mira anche a bloccare la riapertura di una procedura di infrazione, nei confronti del nostro Paese, che la Commissione europea aprì nel 2008 e che ha archiviato nel febbraio scorso. Il Governo infatti - a quanto si apprende - non crede nella possibilità di deroghe su modello di quanto avvenuto in Spagna. Ma difficoltà all'Esecutivo potrebbero arrivare dal Parlamento, ora che si avvicina la campagna elettorale. I balneari, dal canto loro, si dicono sicuri che con i bandi si assisterà al dissolvimento di 30.000 imprese, di altrettante famiglie e di oltre 300.000 lavoratori del settore. 

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