Dopo le polemiche delle settimane scorse sulla parola choosy, diventata in breve un vero e proprio tormentone, il ministro del Lavoro, Elsa Fornero, i giornalisti non li vorrebbe proprio. Li manda via al mattino da un incontro con avvocati e giuslavoristi, alla Fondazione Croce, a Torino, sulle prime applicazioni della riforma delle pensioni, ci riprova al pomeriggio all'Unione Industriale, dove partecipa a un confronto con i giovani su "avere vent'anni in Italia".
Al mattino tutto fila liscio, la volontà del ministro è legge. Giornalisti, fotografi, tv sono in sala. Gli avvocati introducono il dibattito, spiegano l'importanza di avere un confronto con il ministro e le danno la parola. Fornero chiede a quel punto agli organizzatori che l'incontro si svolga a porte chiuse e la stampa viene invitata ad uscire. La riunione, peraltro regolarmente segnalata da qualche giorno sul sito del ministero, diventa così top secret. Giornalisti fiori dal palazzo ad aspettare la fine del dibattito, bocca cucita del ministro all'uscita.
Seconda puntata il pomeriggio. Nuovo appuntamento pubblico del ministro, questa volta all'Unione Industriale di Torino. Si ripete la stessa scena. Introduce la vicepresidente dei giovani industriali, poi per la seconda volta - su evidente sollecitazione del ministro - viene rivolto l'invito ai cronisti a lasciare la sala (richiesta che si sarebbe rivelata inutile perché in una stanza attigua è stato predisposto un collegamento video e audio). I giornalisti però questa volta non escono e uno di loro spiega a nome di tutti: "non ce ne andiamo perché stiamo facendo il nostro lavoro e abbiamo il diritto di farlo". Oltretutto, viene fatto notare, a moderare il dibattito è proprio un giornalista. Fornero prende la parola e bacchetta i cronisti: "Va bene. Sarò costretta a parlare lentamente, a pesare ogni parola. Succede sempre così: parli quaranta minuti, dici cose sensate e poi ti scappa una parola ed è quella che fa il titolo dei giornali. E determina dibattiti che durano una settimana. Questo lo stato del mondo, inutile lamentarsi". Così a finire sulle pagine dei siti e dei quotidiani non è l'intervento del ministro sulla riforma e sull'attività del governo, ma questa volta una polemica che non c'entra nulla.
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