Agisce con un'azione di 'bersaglio' sul virus dell'epatite C (hcv), raddoppiando e addirittura triplicando la percentuale di guarigione dei pazienti: un passo avanti di grandissima importanza poiché, rilevano gli esperti, in questo modo si apre la strada all’eradicazione definitiva del virus. Il nuovo farmaco antivirale di ultima generazione (boceprevir) arriverà presto in Italia, dopo aver ottenuto il via libera da parte dell'Agenzia italiano del farmaco (Aifa). L'annuncio arriva dal 63/mo Congresso mondiale dell'Associazione americana per lo studio delle malattie del fegato (Aasld) in corso a Boston. Si attende ora l’istituzione dei registri di monitoraggio per l'utilizzo del farmaco da parte dell'Aifa, prevista a breve. Una nuova 'arma', con un vantaggio ulteriore: la potenza antivirale di boceprevir riesce a negativizzare il virus anche nelle donne in menopausa, nelle quali è maggiore l’accelerazione della patologia e più rapida l’insorgenza di una resistenza irreversibile alla terapia standard. L'epatite C è la più insidiosa malattia del fegato, che nel mondo colpisce due persone ogni ora, circa 2 mln in Italia, e rappresenta la prima causa di decesso per malattie infettive trasmissibili. Con questo farmaco, l'obiettivo di eradicare completamente un virus temibile, commentano gli esperti, appare oggi più vicino. Analogamente a quello dell’epatite b, il virus dell’epatite c può cronicizzare nel 60-70% dei casi e chi diventa portatore cronico è esposto a gravi danni epatici, come sottolinea Antonio Gasbarrini, gastroenterologo dell’università Cattolica di Roma e presidente della Fondazione italiana ricerca in epatologia (Fire): "Solo il 15-20% dei pazienti che vengono in contatto col virus - spiega - riescono a guarire dall’infezione spontaneamente, mentre la maggioranza evolve in un’infezione cronica. In questo caso l’organismo può convivere per molti anni col virus, che però in maniera subdola nel 20-30% dei casi può arrivare a causare una malattia del fegato severa, come la cirrosi e il cancro". Risultato efficace contro l’hcv di genotipo 1, il più temibile, perché rappresenta il 60% delle infezioni globali ed è più refrattario ai trattamenti, boceprevir, aggiunto alla terapia standard con interferone e ribavirina, riesce a raddoppiare e addirittura triplicare la percentuale di guarigione dei pazienti, arrivando al 67% nei soggetti che avevano ricevuto il farmaco per 44 settimane. "Questo farmaco agisce diversamente dalle terapie standard che potenziano il sistema immunitario e ad esso delegano la risposta antivirale – chiarisce Savino Bruno, direttore della struttura complessa di medicina interna a indirizzo epatologico presso l’ospedale Fatebenefratelli di Milano –. Boceprevir, infatti, aggredisce il virus hcv con un’azione diretta, inattivando le proteasi, gli enzimi che consentono all’hcv, una volta entrato nell’organismo, di replicarsi all’interno delle cellule epatiche. il blocco enzimatico inibisce la replicazione virale e l’eradicazione, una volta raggiunta, è definitiva". Grande, dati i risultati di efficacia, l'attesa dei pazienti italiani: "Ci auguriamo - sottolinea Ivan Gardini, presidente dell'associazione di pazienti Epac onlus - che l’Aifa comprenda l’urgenza della situazione: c’è in gioco la vita di molti malati alle prese con una malattia in stadio avanzato. Auspichiamo inoltre che in futuro si prenda in considerazione la possibilità di rendere più flessibile il processo autorizzativo dei farmaci istituendo corsie di rapida approvazione per i pazienti a rischio più elevato come i trapiantati e i cirrotici".
L'Italia è il Paese europeo con il maggior numero di persone positive al virus dell'Epatite C, infiammazione del fegato causata dal virus HCV che provoca la morte delle cellule epatiche.
- I NUMERI DELLA MALATTIA: circa il 3% della popolazione italiana è entrata in contatto con l'HCV. Nel nostro Paese i portatori cronici del virus sono circa 1,6-2 milioni, di cui 330.000 con cirrosi epatica: oltre 20.000 persone muoiono ogni anno per malattie croniche del fegato (due persone ogni ora) e, nel 65% dei casi, l’Epatite C risulta causa unica o concausa dei danni epatici. A livello regionale il Sud è il più colpito: in Campania, Puglia e Calabria, per esempio, nella popolazione ultra settantenne la prevalenza dell'HCV supera il 20%. Nel mondo si stima che siano circa 180 milioni le persone che soffrono di Epatite C cronica, di cui intorno ai 4 milioni in Europa e altrettanti negli Stati Uniti: più del 3% della popolazione globale. I decessi causati nel mondo da complicanze epatiche correlate all’HCV sono più di 350.000 ogni anno.
- PASSI AVANTI: negli ultimi 20 anni l’incidenza è notevolmente diminuita nei Paesi occidentali, per una maggior sicurezza nelle trasfusioni di sangue e per il miglioramento delle condizioni sanitarie. Tuttavia, in Europa l'uso di droghe per via endovenosa è diventato il principale fattore di rischio per la trasmissione di HCV.
- COME SI MANIFESTA: la fase acuta dell’infezione del virus dell’Epatite C decorre quasi sempre in modo asintomatico, tanto che la patologia è definita un “silent killer”. La cronicizzazione dell’Epatite, che accade in più del 70% dei pazienti, si manifesta con transaminasi elevate o fluttuanti e con l’insorgenza della fibrosi. La gran parte degli infetti ha un’età superiore a cinquant'anni e ciò testimonia un’endemia di tale infezione tra la popolazione del nostro Paese negli anni ‘50-‘70. Purtroppo, tra i pazienti portatori dell’infezione il 20-30% è evoluto in una grave epatopatia e si stima che in Italia i cirrotici da virus C siano oltre 150.000 e siano circa 4-5.000 i casi di tumore del fegato conseguenti all’infezione cronica da tale virus. Oltre il 60% dei 1.100 trapianti di fegato che si effettuano in Italia ogni anno sono causati dal virus C.
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