Barack Obama parte subito all'attacco. Le tasse sui ricchi vanno aumentate mentre le imposte sulla classe media non vanno toccate, perché aumentarle "non ha senso" e danneggerebbe l'economia. Il presidente americano invita all'azione e si dichiara aperto a "nuove idee" per evitare il fiscal cliff, il precipizio fiscale, e per questo invita i leader del Congresso alla Casa Bianca per avviare le trattative.
Ma lancia un avvertimento, diretto soprattutto ai repubblicani: il voto ha dimostrato - dice dalla East Room - che gli americani non tollereranno disfunzioni e non tollereranno i politici che ritengono che "compromesso sia una parolaccia". Nel suo primo discorso dalla vittoria alle elezioni, il presidente americano detta la linea per la prima sfida che si trova ad affrontare, una sfida economica come gli è accaduto nel 2009, ovvero il fiscal cliff, il nodo stretta sulla spesa e aumento delle tasse. "Gli americani hanno votato per l'azione" e "sono d'accordo con il mio approccio": i ricchi devono contribuire maggiormente al risanamento dei conti pubblici. Ogni misura che il Congresso approverà e che dovesse includere l'estensione degli sgravi fiscali per i più ricchi incontrerà - avverte la Casa Bianca - il veto del presidente. Obama si dichiara aperto al compromesso per superare il fiscal cliff: "Non sono sposato con il piano che ho presentato per ridurre il deficit e il debito. Sono aperto al compromesso, a nuove idee e sono impegnato a risolvere le sfide di bilancio ma rifiuto di accettare qualsiasi approccio che non sia bilanciato".
Accettare qualcosa di diverso significherebbe rallentare l'economia, che sta recuperando dalla grande recessione e che è "la priorità, insieme al mercato del lavoro". Il presidente ribadisce, nel suo primo messaggio pubblico, il suo appoggio incondizionato alla classe media, facendosi portavoce di quella maggioranza degli americani che lo ha confermato alla Casa Bianca e dimostra loro come quanto dichiarato in campagna elettorale non era solo un slogan per conquistare voti. Le aliquote fiscali sui paperoni vanno aumentate, mentre quella di chi guadagna meno di 250.000 dollari l'anno, ovvero il 98% degli americani, non devono essere toccate.
"Nessuno, né fra i repubblicani né fra i democratici vuole che aumentino. E' per questo che non dobbiamo aspettare: estendiamo gli sgravi ora". In mancanza di un accordo in Congresso, con il fiscal cliff - i tagli automatici alla spesa e l'aumento delle tasse con un impatto sull'economia da 600 miliardi di dollari - verranno eliminati tutti gli sgravi dell'era Bush, anche quelli sui lavoratori. Ipotesi che Obama vuole scongiurare perché se si allegerirà il portafoglio del 98% degli americani rallenteranno i consumi che rappresentano il 70% del pil, e quindi si bloccherà l'economia. I repubblicani puntano al rinnovo di tutti gli sgravi fiscali, anche quelli per chi guadagna oltre 250.000 dollari, una fetta importante della popolazione - spiega lo speaker della Camera John Boehner - perché include anche le imprese che, di fronte a un inasprimento della pressione fiscale, potrebbero tagliare l'occupazione e gli investimenti. Boehner - come osservato dallo stesso Obama - ha usato parole morbide in vista della scadenza e dell'avvio delle trattative. "Sappiamo quanto é importante evitare il fiscal cliff", dice Boehner. Parole interpretate come un'apertura anche da Wall Street, che interrompe la serie negativa e accelera. A invitare Obama a usare il pungo duro nelle trattative, a differenza di quanto fatto nel 2011 con l'accordo sull'aumento del tetto del debito, é il premio Nobel all'economia, Paul Krugman. "Un mancato accordo è meglio di un cattivo accordo".
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