"Il nostro quartier generale è stato completamente distrutto e alcune case vicine danneggiate dai bombardamenti barbari di Israele", afferma Hamas. L'esercito israeliano "ha colpito il quartier generale di Ismail Haniyeh a Gaza", conferma un portavoce di Israele.
"Nelle ultime sei ore le Forze di difesa israeliane hanno preso di mira 85 nuovi siti terroristici", precisa l'esercito dello Stato ebraico sul suo account ufficiale di Twitter.
Uno dei raid israeliani ha colpito l'abitazione di un responsabile di Hamas nel campo profughi di Jabalya, nel nord della Striscia di Gaza, causando almeno 35 feriti. Lo rendono noto fonti mediche locali.
Secondo il portavoce dei servizi di sicurezza Adham Abu Selmiya, ad essere presa di mira è stata la casa del ministro dell'Interno palestinese Ibrahim Salah e i soccorritori sono ancora alla ricerca di eventuali vittime sotto le macerie.
"I sionisti credono che il loro attacco (al quartier generale di Hamas, ndr) ci indebolirà, ma é vero il contrario. Rafforza la nostra determinazione a liberare la Palestina finché non vinceremo". Lo ha scritto su Twitter Ismail Haniyeh, il premier del governo di Hamas nella Striscia di Gaza, secondo quanto riporta il sito Ynet.
di Aldo Baquis
TEL AVIV - Non ci sono piu' santuari nel conflitto fra Hamas e Israele. Anche Gerusalemme, dopo Tel Aviv, e' entrata ormai nel mirino dei razzi dei miliziani palestinesi, mentre sulla Striscia di Gaza continuano martellanti i raid aerei israeliani, il bilancio dei morti si aggrava di giorno in giorno e lo Stato ebraico richiama 75.000 riservisti: muovendo le truppe in vista di un'offensiva di terra che secondo i comandi militari potrebbe durare qualcosa come ''7 settimane''.
Ad attirare l'attenzione del mondo, nelle ultime ore, e' stato soprattutto l'incubo di un possibile attacco a Gerusalemme, sfiorata da un razzo sparato da Gaza dalle Brigate Ezzedin al-Qassam (il braccio armato di Hamas, deciso a vendicare l'uccisione del suo leader Ahmed Jaabari) ed esploso fra le colline a ridosso della citta', vicino all'insediamento ebraico di Gush Etzion. Un episodio che non ha fatto danni, ma ha sbalordito Israele, dove finora si pensava che la Citta' Santa - popolata anche da 250.000 arabi e risparmiata nel 1991 dagli stessi Scud di Saddam Hussein - potesse sentirsi al riparo dai conflitti mediorientali a 45 anni di distanza dalla Guerra dei Sei giorni. Tuttavia, anche questo tabu' e' stato alla fine infranto, al suono delle sirene d'allarme che hanno spinto i gerosolimitani nei rifugi. Mentre a Gaza riecheggiavano le grida d'esultanza dei minareti che annunciavano l'accaduto.
Determinato a rispondere ai raid suscitando un clima di paura e insicurezza il piu' diffuso possibile in Israele, Hamas ha preso inoltre di mira - per la seconda volta in due giorni - anche Tel Aviv dove pure le sirene sono tornate a ululare nel primo pomeriggio e dove il municipio ha aperto in tutta fretta i rifugi pubblici: per la prima volta dalla guerra del Golfo del 1991. Attacchi che non hanno causato vittime (malgrado gli oltre 150 razzi complessivi sparati anche nelle ultime ore), ma il cui effetto psicologico sembra non poter piu' essere sottovalutato.
Hamas, da parte sua, non ha esitato a cavalcare l'onda, annunciando da Gaza tanto i 'successi' veri quanto quelli immaginari: da una fantomatica ''esplosione nella sede della Knesset'' (parlamento), all'abbattimento di un caccia israeliano che non trova in realta' alcun elemento di conferma.
La giornata era iniziata di nuovo con una grandine di razzi palestinesi verso il sud di Israele e una serie infinita di raid israeliani su Gaza. La visita del premier egiziano Hisham Kandil nella Striscia aveva fatto sperare in alcune ore di quiete in mattinata. Ma il copione e' stato molto diverso: Ismail Haniyeh, capo dell'esecutivo di Hamas, ha abbandonato la clandestinita' per accompagnare Kandil nei meandri dell'ospedale Shifa e in particolare per fargli visitare l'obitorio. L'ospite egiziano ne e' emerso turbato e ha subito espresso parole di esecrazione nei confronti di Israele. La visita di Kandil e' stata accompagnata dal lancio di decine di razzi palestinesi verso il Neghev.
Israele - secondo un portavoce militare - si e' astenuto per due ore dal compiere attacchi: un'affermazione che viene smentita da fonti di Gaza. Ad ogni modo con la sua partenza i combattimenti sono ripresi a ritmo intenso. In serata fonti mediche palestinesi hanno riferito che in questa tornata di violenze sono rimasti uccisi complessivamente 28 palestinesi (fra cui diversi bambini) e che i feriti superano i 250. Israele ha avuto invece finora tre morti: oggi tre militari sono rimasti feriti. Complessivamente, verso il territorio israeliano risultano essere stati scagliati dall'inizio dell'offensiva 5-600 razzi e qualcuno - scrive la stampa - sarebbe partito dal Sinai egiziano. Le intercettazioni della batteria di difesa Iron Dome sono state 180.
In mattinata Israele aveva deciso il richiamo di 16 mila riservisti. Ma visti gli sviluppi della giornata, il numero dei richiami e' stato poi elevato in serata a complessivamente 75 mila. Attorno a Gaza sono state gia' schierate diverse brigate di forze regolari e le strade circostanti sono state chiuse. La macchina da guerra, insomma, si mette in moto pure sul terreno. E il capo di Stato Maggiore delle forze armate israeliane, generale Benny Gantz, arrivato stasera al confine sud con la Striscia di Gaza, non lo nasconde:''Siamo qui stasera - ha detto arringando i soldati - alla vigilia di una possibile operazione di terra. Non è la nostra prima volta a Gaza''.
In attesa di una visita nella regione del numero uno dell'Onu, Ban Ki Moon, annunciata a giorni, il presidente americano Barack Obama si e' nella notte sentito al telefono per fare il punto sull'escalation in atto e manifestare ''rammarico'' per le vittime di entrambi i fronti sia con il premier israeliano Benyamin Netanyahu sia con il presidente egiziano Mohamed Morsi. Al primo (che insiste sulla necessita' di proseguire l'offensiva fino al raggiungimento dei suoi scopi) ha ribadito il sostegno Usa al diritto all'autodifesa invocato da Israele. Al secondo (che nelle ore precedenti aveva espresso solidarieta' alla gente di Gaza ammonendo lo Stato ebraico a non sfidare la collera araba) ha chiesto di nuovo d'intensificare gli sforzi per favorire un cessate il fuoco, elogiando peraltro i tentativi di mediazione attribuiti finora al Cairo. L'operazione israeliana in corso sembra frattanto ricompattare le due sponde palestinesi: stasera da Ramallah il presidente moderato del'Autorita' nazionale palestinese Abu Mazen ha alzato la voce contro i raid e ha detto che questo sarebbe ''il momento giusto'' per rilanciare ''la riconciliazione con Hamas''. Quindi ha avvertito che l'Anp, ''qualunque cosa succeda'', chiedera' il 29 novembre all'Onu il riconoscimento della ''Palestina come stato-non membro''. In aperta sfida all'opposizione di Israele e Stati Uniti.
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