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L'Antipalazzo
nel nome di Pasolini

di Anna Mallamo

Il nuovo presidente della Regione Sicilia, Rosario Crocetta, ha stabilito il suo quartier generale in un luogo del tutto estraneo ai Palazzi palermitani, anzi ai Palazzi in generale:  un luogo che, in un certo senso, si può considerare un Antipalazzo per eccellenza. L’Atelier sul Mare di Castel di Tusa – albergo-museo dove ogni stanza è un'opera – è infatti l’epicentro di Fiumara d’Arte, la collezione d’opere che negli anni è stata raccolta e donata al territorio da Antonio Presti, l’imprenditore messinese divenuto mecenate e, soprattutto, soldato della bellezza. 

L’idea portante di tutte le opere della Fondazione Fiumara d’Arte – che sono materiali e immateriali, individuali e collettive, astratte e fortemente concrete (piramidi e Notti della poesia, stanze d’arte e Riti della luce, installazioni e foreste d’ulivi guerrieri) – è infatti che la Bellezza vada accuratamente piantata, seminata, concimata e poi cresciuta, alimentata, meritata: deve riuscire a tenerci svegli e vivi, a cambiarci, a farci sempre capaci d’indignazione e stupore. E deve in qualche modo costarci, anche: la Bellezza, dice spesso Presti, è un lavoro a tempo pieno, una militanza. Non c’è niente di più etico di questo. E, dunque, non c’è niente di più politico.

In particolare, pare che al presidente Crocetta sia particolarmente cara una delle stanze più belle dell’Atelier sul mare: la Stanza del profeta, ideata da Dario Bellezza, Adele Cambria e Antonio Presti stesso e dedicata a quel profeta immenso che fu Pier Paolo Pasolini. Una stanza che è assieme un simbolo e un percorso: per entrare occorre superare un ponte levatoio e un corridoio buio, calpestare le stesse parole del poeta, vincere la prova degli specchi, dell’identità e del dubbio. E allora si raggiungerà la visione – assoluta – del mare e del cielo, dalla grande parete-vetrata che chiude – o forse apre – la stanza. Un bellezza sofferta e dolorosa, guadagnata eppure gratuita, non consolatoria ma capace di consolazione.

Un simile luogo è un esercizio continuo della coscienza e della sensibilità. Ed è un magnifico ossimoro che possa essere palazzo elettivo per un politico. Noi ci auguriamo, presidente Crocetta, che in quell’Antipalazzo la Bellezza faccia il suo consueto lavoro: non permettere requie, non consentire abitudine e rassegnazione, mostrare costantemente l’orizzonte e la sua luce, forgiare coraggio e ardimento. Quelle che vorremmo fossero sempre le armi della politica, la buona politica.  

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