Il dramma si percepì subito, quando ai primi lanci d’agenzia si apprendeva che una donna di contrada Scarcelli aveva perso i contatti con marito e figlio usciti dalla loro abitazione per controllare cosa stesse accadendo. Lei si era messa in salvo aggrappandosi alla ringhiera di un balcone. Marito e figlio erano Luigi e Giuseppe Valla sommersi dalla frana che dalla collina che sovrasta l’abitazione si è sganciata dopo il violento nubifragio. Una colata di fango costata la vita anche al piccolo Luca Vinci, 10 anni strappato per un niente dalle mani di chi ha tentato invano di tirarlo in salvo. Tre vittime che a distanza di appena due anni vanno ad allungare la lista di quelle che rimasero uccise sotto il fango di Scaletta e Giampilieri. Un tributo di vite umane troppo alto per una provincia che, malgrado tutto, i problemi legati al dissesto idrogeologico non li ha risolti. Se nella zona sud di Messina qualcosa è stata realizzata per mettere in sicurezza i villaggi colpiti nel 2009, i segni della devastazione restano ancora intatti a Saponara, Rometta superiore e Venetico. E in alcuni casi le ferite al territorio risalgono ad eventi meteorologici antecedenti a quello catastrofico di dodici mesi fa. Alle popolazioni colpite non ha fatto certo piacere apprendere che dopo il 31 dicembre, quando scadrà lo stato di emergenza, gli sfollati non riceveranno nessun contributo e tutte le spese saranno a proprio carico. La tragedia di un anno fa resta viva nel ricordo di chi ha perso gli affetti più cari, ma è diventata quotidiana per coloro che per chissà quanto ancora, dovranno pagare le conseguenze di quella alluvione.
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