Venerdì 15 Novembre 2024

Ddl Sallusti, differito
sciopero dei giornalisti

Sciopero differito, ma non la protesta. E' la decisione della Federazione nazionale della stampa che fa un passo indietro rispetto alla giornata di sospensione dal lavoro decisa per lunedì contro il ddl sulla diffamazione. Lo fa al termine di una giornata in cui fanno sentire la loro voce contraria a tempi e modalità della protesta il presidente del Senato Renato Schifani e il presidente della Fieg Giulio Anselmi, anche se per motivi molto diversi. Schifani chiede di rinviare, "nel pieno e totale rispetto dell'autonomia di scelta sulla protesta deliberata dal sindacato della stampa", auspicando che si attenda prima l'esito del voto finale dell'Aula di Palazzo Madama sul ddl, che ci sarà proprio lunedì. 

Questo per "consentire alle organizzazioni sindacali una valutazione complessiva del testo esitato dal Senato, destinato, tra l'altro, a successiva valutazione da parte della Camera dei deputati". Per il presidente del Senato, questo "costituirebbe garanzia di quel clima di coesione sociale di cui l'Italia ha bisogno". L'allarme viene anche dal presidente della Fieg Anselmi: "Le ragioni della protesta dei giornalisti contro una pessima legge sulla diffamazione - spiega - sono comprese e condivise. Ma la Fieg ritiene improprie le modalità della protesta con uno sciopero che rende ancora più difficile la situazione dell'informazione".

 Contrario anche Andrea Riffeser Monti, amministratore delegato e vicepresidente della Poligrafici Editoriale: "personalmente, sono convinto - dice - che lo sciopero non faccia altro che accentuare questa spirale negativa, mentre ritengo più utili ed eclatanti forme di protesta alternative, come spostare nell'ultima parte del giornale, pur mantenendo intatti i valori dell'equilibrio e della correttezza dell'informazione, tutte le notizie relative alle campagne elettorali dei singoli partiti (che ormai hanno nauseato i nostri lettori) e alle iniziative parlamentari". Una voce di dissenso si era alzata persino dal quotidiano diretto dallo stesso Alessandro Sallusti. "Lunedì saremo in redazione per fare il nostro quotidiano che uscirà regolarmente il dì successivo. Ci volete definire crumiri? Fate voi. Non abbiamo paura delle parole", scrive prima del rinvio il direttore editoriale del Giornale, Vittorio Feltri, in un editoriale. Lunedì potrebbe essere un giorno decisivo, perché - come spiegato dallo stesso Sallusti - il 26 novembre scadono i 30 giorni di sospensione e la pena a 14 mesi di reclusione per diffamazione dovrebbe essere eseguita.

 Al contrario invece "la redazione del Giornale aderisce alla protesta", ma il Comitato di redazione, "allo stesso tempo e al fine di tenere informati i propri lettori", si era detto "disponibile a revocare lo sciopero nel caso in cui la procura di Milano ordinasse nello stesso giorno l'arresto del direttore Alessandro Sallusti. A tal fine, i redattori del Giornale hanno dato la propria reperibilità". La nota arriva alla fine di una lunga assemblea alla quale partecipa anche lo stesso Sallusti per spiegare la sua intenzione di far uscire il giornale perché non convinto dalla scelta dello sciopero, e per non colpire i lettori e l'editore che poi è quello che - sottolinea - paga le querele. Tutti imbavagliati invece e con le mani incrociate, per mimare il segno delle manette, i giornalisti della Rai che al Congresso Usigrai di Salerno, su proposta del segretario uscente Carlo Verna hanno espresso la loro solidarietà alla Fnsi. 

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